Cultura

Giorgio Forattini, quando Scalfari disse lascia stare De Mita

Autore vignette cult, tanti screzi ma tanto affetto

Redazione Ansa

 Si erano persi di vista da un po' di anni, si sentivano sempre meno ma ci sono stati tempi in cui il rapporto era quotidiano, "più che vivace". Giorgio Forattini, autore di vignette memorabili su La Repubblica sin dall'inizio ("Scalfari l'ha fondata, io l'ho disegnata", una sua frase cult), ha 91 anni ed è tra i non molti rimasti di quella prima gloriosa epoca delle giusto quattro stanze in Via Po 12 a Roma a metà anni Settanta. Non ci sono più Giorgio Bocca, Miriam Mafai, Enzo Golino, Gianni Rocca, per citarne alcuni della prima ora.
    "Un rapporto diretto, senza formalismi - racconta all'ANSA la moglie Ilaria che si definisce 'la memoria che Giorgio ha perduto' - e totalmente libero. Forattini che oltre che fare le vignette satiriche disegnava le grafiche con Franco Bevilacqua, non partecipava alla riunione del mattino. Ad un certo punto si metteva lì a disegnare e quello era, se qualcuno non era d'accordo rispondeva: 'io non la rifaccio, se volete qui mettete al posto del disegno la foto di Scalfari. Non ha mai voluto essere censurato". Ma ce ne sarebbe stato bisogno? "Forse no però abbiamo in casa un epistolario molto divertente, quando qualcosa non andava o si sentivano per interfono oppure si mandavano una lettera via fax, botta e risposta, sempre con eleganza però. Scalfari diceva a Giorgio all'epoca delle vignette su Occhetto, su De Mita, 'attacchi sempre i miei amici, non prendertela con loro. Lui replicava: begli amici hai', tutto così ma non erano attriti e De Mita, di cui il direttore di Repubblica si era politicamente invaghito in quel tempo, nel tratto di Forattini è sempre rimasto". Ci sono stati anni in cui la vignetta di Giorgio Forattini era davvero tra le prime cose da leggere la mattina su Repubblica: "c'era talmente attesa che lui ad un certo punto concordò di lavorare da casa perchè mentre disegnava era un continuo passare dietro le sue spalle per sbirciare su chi stava esercitando la satira di cui il giorno dopo si sarebbe parlato".
    Ilaria aggiunge che "tra loro erano battibecchi bellissimi e intelligenti, fondati sulla stima. I primi tempi di Repubblica i suoi disegni erano nelle pagine centrali, quelle dei commenti, solo quando poi ritornò dopo il passaggio alla Stampa, furono di prima pagina ed a rivolerlo fu proprio Eugenio. Tra loro tanti screzi ma anche tanto affetto. Anche fuori dal lavoro, ci siamo visti spesso in passato d'estate in Sardegna". (ANSA).
   

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