Cultura

Per niente al mondo, mala giustizia nel Nord-Est

Caprino protagonista del film di D'Emilio in sala domani

Redazione Ansa

 La vita, come si sa, è piena di sorprese e basta un evento per cambiare le cose, ma anche quando questo accade alla fine si può sempre scegliere. È il caso di Bernardo (Guido Caprino) chef cinquantenne affascinante e di successo, pieno di amici e soldi e con la passione per il rally.
    Vive solo con una figlia (Irene Casagrande) e tutto sembra sorridergli quando, per un brutto scherzo del destino, un giorno tutto cambia e Bernardo si ritrova in galera. Uscito, dopo un anno, si trova di fronte a una difficile scelta: accettare quello che è successo o, per continuare a galleggiare, diventare un altro, cambiare totalmente status ed etica.
    Questo, in estrema sintesi, quello che accade in questa piccola tragedia veneta di PER NIENTE AL MONDO opera seconda di Ciro D'Emilio distribuito da domani nelle sale cinematografiche da Vision Distribution.
    Nel cast, accanto a Guido Caprino, anche: Boris Isakovic, Antonio Zavatteri, Diego Ribon, Antonella Attili, Josafat Vagni e Valentina Carnelutti.
    "Lo spunto viene dalla cronaca - dice oggi all'incontro stampa Ciro D'Emilio che ha esordito nel 2018 con UN GIORNO ALL'IMPROVVISO, selezionato in concorso a Venezia 75 Orizzonti - ed è ispirato a un caso di malagiustizia. Questo ci ha fatto porre una semplice domanda: se ti ritrovi a fare un anno di carcere quando esci come fai a recuperare trenta anni di carriera e successi ricominciando da zero?".
    E ancora il regista: "Nel mio primo film c'era il tema della cura, in questo invece quello della fiducia. Ma in PER NIENTE AL MONDO vengono trattati altri temi come quello della riconoscenza, quello del talento e, infine, quello degli amici prima e dopo la disgrazia ".
    "Giudicare quello che fa Bernardo? Non lo farei mai, anzi l'ho giustificato in tutto e per tutto. Prepararmi? Sì l'ho fatto anche se in realtà non ce n'era troppo bisogno, la sceneggiatura era fondamentalmente perfetta" dice Guido Caprino.
    Dice invece Boris Isakovic, che interpreta il compagno di cella serbo di Bernardo: "All'inizio non ho molto apprezzato di interpretare un cliché, quello del serbo cattivo e delinquente.
    Poi ho scoperto che non era così anche se, va detto, conosco molte persone in Serbia uscite dalla guerra che si sentono in diritto di prendersi tutto e in tutti i modi quasi a compensare quello che hanno perso. E se vengono in Italia si mettono a fare rapine perché pensano che in fondo gli sia come dovuto".
    L'ambientazione nel nord-est? "Non è affatto casuale - dice Ciro D'Emilio -. Essendo meridionale sono sempre stato incuriosito e anche riconoscente verso il nord-est d'Italia. Non si poteva che ambientarlo lì questo film in cui il posizionamento sociale rispecchia in qualche modo la felicità ottenuta. E lo posso ben dire io che vengo da una realtà in cui si sostiene, al contrario, che si può essere felici al di là se si ha lavoro o meno". (ANSA).
   

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