Cultura

Tedua "La mia prima volta da attore per Caravaggio"

Rapper è Cecco nel film di Michele Placido. "Sanremo? Non ora"

Redazione Ansa

 (ANSA) - ROMA, 23 OTT - "I costumi del '600? Stranamente, ero così a mio agio che potrei andarci in giro anche oggi". I capelli lunghi, l'orecchino di pietre colorate e gli occhiali con le lenti azzurre, a parlare è Tedua, al secolo Mario Molinari, classe 1994, ovvero il Mowgli del rap italiano (come lo chiama qualcuno parafrasando il titolo di un suo album), autore di successi come Wasabi 2.0 ed Elisir ma anche di collaborazioni con Ghali, Fedez, Sfera Ebbasta, Rkomi. E da oggi anche attore.
    È lui, infatti, a prestare il volto a Cecco, modello, assistente, amico e amante di Michelangelo Merisi, debuttando nel nuovo film che Michele Placido ha dedicato al maestro della luce: "L'ombra di Caravaggio", in sala dal 3 novembre con 01 Distribution.

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    "Come è andata? Mi sembra davvero molto bene", racconta entusiasta all'ANSA, all'uscita da una delle primissime proiezioni alla Festa del cinema di Roma. "Appena ho saputo che c'era la possibilità di partecipare al casting - dice - sono subito sceso a Roma. Ho portato un monologo, ma in realtà dico che ho improvvisato perché era il mio primo provino in assoluto per un film. Mi sono affidato più all'istintività che al ragionamento".

    Personaggio realmente esistito anche nella vita, oltre che nel film di Placido, Cecco è l'unico di cui Caravaggio (interpretato da Riccardo Scamarcio) può fidarsi, l'unico su cui può sempre contare.
    "Su Caravaggio avevo studiato qualcosa a scuola - prosegue Tedua - Come dice Placido è veramente una rockstar, un artista che ho riscoperto e che è sempre un'ispirazione. Prendeva i modelli dei suoi quadri dalla strada. Forse oggi avrebbe fatto il reporter di guerra. O magari, perché no, anche il rapper. In fondo il rap parte molto dal 'basso', proprio come i protagonisti delle sue tele. E poi andava oltre il veto del politically correct. Non ha mai affogato le sue passioni, errore che a volte si commette per la paura di essere se stessi. Ecco, anche questo insegna ai ragazzi di oggi Caravaggio".

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    Capelli raccolti, camicie dalle grandi maniche e sguardo dolcissimo, il "suo" Cecco, invece, "è la mia parte quasi più materna, più femminile. Ho cercato di prendere l'eleganza delle donne che mi hanno cresciuto. Era un allievo, un compagno di avventura, un amante, un amico. Volevo dargli sensualità.

    Sicuramente è un ragazzo sicuro di sé, che ha saputo amare e stare accanto a un genio come Michelangelo".
    In un turbine di talento e maledizione, pennelli e Vangelo, duelli d'arte e duelli d'arme, quella con Cecco è stata una delle molte relazioni intrecciate dal Caravaggio, che oggi al cinema sembra quasi anticipare di quattro secoli il tema del gender fluid. "È vero - commenta Tedua - E penso che questo sia il miglior modo per fare politica, toccando l'inconscio delle persone attraverso un'opera d'arte espressiva come un film".

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    Ma in un carnet di cantanti sempre più corteggiati o rapiti dal cinema, da Emma Marrone attrice a Tommaso Paradiso regista, per Tedua questo debutto rimarrà un'eccezione o si è aperto un secondo filone nella sua carriera? "Bisogna battere il ferro finché è caldo - sorride - Mi auguro di poter proseguire. Lo dico senza presunzione, perché ho grande rispetto per questa arte". Intanto si lavora al nuovo album. "Il più importante della mia carriera - anticipa - Uscirà a marzo, dopo Sanremo. No - precisa - non andrò al Festival: magari un domani. Oggi, piuttosto, avrei più interesse a girare un altro film. Sanremo è un'ottima passerella, ma non è il momento per me di andarci. È una questione anche di rispetto". (ANSA).

   

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