Cultura

A Cannes arriva Rapito di Marco Bellocchio, dal film al libro

Arriva in libreria il volume curato da Paolo Mereghetti

Una foto di scena del film di Marco Bellocchio "Rapito"

Redazione Ansa

Cresciuto in una famiglia di stretta osservanza cattolica, "educato dai barnabiti ma dichiaratamente ateo (basta scorrere i suoi film, fin dai Pugni in tasca e Nel nome del padre, per capire il suo rapporto con la religione cattolica e le sue pratiche), Marco Bellocchio ha visto in questa storia la possibilità di affrontare i nodi la Famiglia, la Chiesa, il Potere che da sempre sono al centro del suo cinema. E che nella storia del piccolo Mortara rivelano una forza e una evidenza finora inedite nella sua filmografia". Lo scrive il critico Paolo Mereghetti, curatore del libro 'Rapito - Un film di Marco Bellocchio, in arrivo il 26 maggio in libreria, tre giorni dopo il debutto mondiale del lungometraggio in gara a Cannes.

Il volume che ha i disegni di Marco Bellocchio, le fotografie di Anna Camerlingo, i bozzetti delle scenografie di Andrea Castorina e un'introduzione di Gian Luca Farinelli propone d'indagare tra le pieghe del film attraverso le testimonianze del cineasta piacentino, Palma d'Oro alla carriera al Festival di Cannes 2022 e dei due produttori, Beppe Caschetto e Simone Gattoni; i saggi degli storici Alberto Melloni e Marina Caffiero e soprattutto, la puntuale ricostruzione della sceneggiatura. Prodotto da Ibc Movie e Kavac Film con Rai Cinema, 'Rapito', liberamente ispirato al libro "Il caso Mortara" di Daniele Scalise (Mondadori), ci riporta al 1858, nel quartiere ebraico di Bologna, dove i soldati di Papa Pio IX (Paolo Pierobon) irrompono nella casa della famiglia Mortara. Sono andati a prendere Edgardo (nelle diverse età ha i volti di Enea Sala e Leonardo Maltese), bimbo di sette anni. Secondo le dichiarazioni di una domestica, ritenuto in punto di morte a sei mesi il piccolo era stato segretamente battezzato. La legge papale è inappellabile: deve ricevere un'educazione cattolica. I genitori di Edgardo (interpretati da Barbara Ronchi e Fausto Russo Alesi) sconvolti, faranno di tutto per riavere il figlio. Sostenuta dall'opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale, la battaglia dei Mortara assume presto una dimensione politica.

Ma il Papa non accetta di restituire il bambino. Mentre Edgardo cresce nella fede cattolica, il potere temporale della Chiesa volge al tramonto e le truppe sabaude conquistano Roma. Nel cast, anche, fra gli altri, Filippo Timi, Fabrizio Gifuni, Andrea Gherpelli, Samuele Teneggi, Corrado Invernizzi, Aurora Camatti e Paolo Calabresi.

"La vicenda Mortara per essere compresa va dunque inserita in questo contesto di lunga durata, in cui i battesimi forzati costituivano una pratica corrente e legittimata dalle norme cattoliche - spiega nel libro Marina Caffiero -. Soprattutto, l'incremento dei casi che si verificò proprio tra Settecento e Ottocento spiega sia la non eccezionalità di quella vicenda sia il conseguente comportamento del Papa e della Chiesa, che restavano immutabilmente fedeli alle proprie norme, anche se oramai del tutto avulse dal diritto universale e dai diritti umani. Ciò che invece era profondamente cambiato nel 1858 e che fece deflagrare il caso fu il contesto storico, politico e giuridico italiano e internazionale". La storia del rapimento di Edgardo Mortara - sottolinea Marco Bellocchio, anche coautore della sceneggiatura insieme a Susanna Nicchiarelli con la collaborazione di Edoardo Albinati, Daniela Ceselli,e la consulenza storica di Pina Totaro - mi interessa profondamente perché mi permette di rappresentare prima di tutto un delitto, in nome di un principio assoluto, e la volontà disperata, e perciò violentissima, di un'autorità ormai agonizzante di resistere al suo crollo, anzi di contrattaccare". 
   

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