Rapito di Marco Bellocchio, passato oggi in concorso al Festival di Cannes e in sala dal 25 maggio con 01, è una bella pagina di storia italiana con dentro tanta religione raccontata da un regista che si definisce troppo spesso 'non credente' per non essere pieno di inquietudini spirituali.
Una storia pazzesca comunque, quella da lui raccontata con la sua solita eleganza e ambientata in un tempo, non troppo lontano, quando tra ebrei e cattolici non correva affatto buon sangue e quest'ultimi definivano i primi: "quei maledetti che hanno ucciso Cristo".
Siamo esattamente nel 1858 nel quartiere ebraico di Bologna, quando i soldati di Papa Pio IX (Paolo Pierobon) irrompono nella casa della famiglia ebrea dei Mortara. Per ordine del cardinale, queste guardie dello Stato Pontificio sono li per prendere Edgardo (Enea Sala da bambino e Leonardo Maltese da ragazzo), il figlio di sette anni dei Mortara. … Motivo di questo rapimento? Secondo le dichiarazioni di una ex domestica della famiglia, Anna Morisi, donna molto semplice e pia, il bambino sarebbe stato segretamente battezzato da lei all'età di sei mesi perché, essendo malato, immaginava potesse morire. "Non volevo che Edgardo potesse finire al limbo" confessò la donna all'inquisitore tutto d'un pezzo interpretato da un metallico Fabrizio Gifuni.
In questi casi la legge papale era inappellabile: il bambino, se battezzato, doveva ricevere un'educazione cattolica.
I genitori di Edgardo ovviamente faranno di tutto per riavere il figlio, sostenuti dall'opinione pubblica e dalla comunità ebraica internazionale che sollevò un vero putiferio. Ma Pio IX, ammantato da un feroce integralismo, almeno così ce lo racconta Bellocchio, non accetta di restituire il bambino e anzi tratta con disprezzo, fino a minacciarla, una rappresentanza di ebrei bolognesi che sosteneva la causa dei Mortara. Non solo in una delle scene più forti del film di fronte a un intemperanza di un Edgardo adolescente, Pio IX gli impone di leccare tre croci sul pavimento.
In questo film il regista de I pugni in tasca non solo mette a confronto le due fedi, con i loro relativi riti, e poi segue, passo passo, la storia di questo ragazzino pieno di talento che crescerà nella fede cattolica con piena adesione alla stessa. E questo fino alla sua morte l'11 marzo 1940 a Liegi, dopo aver passato diversi anni in un monastero ottanta anni dopo la presa di Porta Pia e la caduta del potere temporale della Chiesa.
Quella che racconta Bellocchio è comunque una ferita ancora aperta nei rapporti tra ebrei e cattolici, basti pensare che nel 2000 la beatificazione di Pio IX da parte di Papa Wojtyla non mancò di suscitare polemiche. In quell'occasione la comunità ebraica, guidata dai discendenti della famiglia Mortara, protestarono con forza per la beatificazione di un Papa considerato da loro antisemita.
Un caso comunque ancora molto vivo se si pensa che nel 1997 David L. Kertzer pubblicò il libro Prigioniero del Papa Re e negli Usa alla vicenda fu dedicato un sceneggiato televisivo dal titolo Edgardo Mine a cura di Alfred Uhry. Mentre in Italia la vicenda è stata raccontata da Daniele Scalise, prima in un saggio, Il caso Mortara, e ora in un romanzo inspirato alla vicenda in libreria col titolo Un posto sotto questo cielo.
E non finisce qui. Steven Spielberg da circa dieci anni ha in mente di realizzare il suo The Kidnapping of Edgardo Mortara di cui esiste già una sceneggiatura di Tony Kushner tratta dal saggio di David Israel Kertzer del 1998 (Prigioniero del Papa Re).
Nel cast di Rapito anche: Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Enea Sala, Leonardo Maltese, Filippo Timi, Andrea Gherpelli, Samuele Teneggi, Corrado Invernizzi, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno Cariello, Renato Sarti, Fabrizio Contri, Federica Fracassi e Michele De Paola.
Mortara morì l'11 marzo 1940 a Liegi, dopo aver passato diversi anni in un monastero.