Cultura

Il quadro contestato, Il Fatto-Report contro Sgarbi

L'enigma dell'opera rubata di Rutilio Manetti

Vittorio Sgarbi esaminando un quadro della pittrice Artemisia

Redazione Ansa

    Alla 'candela-fantasma' nel quadro di Rutilio Manetti, dipinto caravaggesco del '600 di grande valore, è legato l'ultimo enigma di una vicenda clamorosa che il Fatto e Report sono riusciti a ricostruire grazie a un'inchiesta congiunta che ha attirato l'interesse degli inquirenti: "Seguendo un filo che parte da Lucca, passa per Brescia, Saronno, Roma, Viterbo, Firenze e poi Torino, si arriva alla domanda finale: possibile che il sottosegretario di Stato ai Beni culturali italiano esponga senza tema un'opera d'arte che è ricercata in tutta Europa, ma sta in casa sua?".

   Se n'è occupato in prima battuta un articolo di Thomas Mackinson apparso il 15 dicembre sul Fatto Quotidiano dal titolo 'Miracolo di Sgarbi: in mostra la tela rubata e ritoccata'. Se n'è occupato Report nella puntata del 16 dicembre e poi domenica scorsa 7 gennaio.

    La mostra di cui si parla è di due anni fa a Lucca, dal titolo "I pittori della luce": "Il pezzo forte era un 'inedito' di Rutilio Manetti", sostiene il quotidiano, secondo il quale "quella Cattura di San Pietro si ritrova infatti tra le foto della banca dati dell'Interpol e risulta rubata". Nella loro ricostruzione quel quadro ''fino al 2013 si trovava in un castello di Buriasco, non lontano da Pinerolo, di proprietà di un'anziana signora, Margherita Buzio. Sgarbi è stato lì più volte. È un suo fedelissimo, Paolo Bocedi, che si propone per comprarlo: la signora rifiuta. Poche settimane dopo, scopre che dei ladri si sono introdotti nel castello e hanno ritagliato e asportato la tela del Manetti". E aggiunge: "La vittima denuncia il furto, avanza anche dei sospetti, ma il fascicolo viene subito archiviato dall'allora procura di Pinerolo. Passano dieci anni, e la tela rispunta restaurata a Lucca, ma con un dettaglio diverso: una torcia sul fondale che nella foto dell'Anticrimine non c'è' . Il restauratore di Sgarbi, però , è sicuro: "Il quadro è quello, me lo portò un amico di Vittorio insieme a un trasportatore, arrotolato come un tappeto"".

    Interpellato sul punto sempre dal Fatto, il sottosegretario "sosterrà che è suo: comprò una villa di campagna a Viterbo e ci trovò dentro un Manetti. "Uno ha la candela e l'altro no, sono diversi", dice al Fatto". Nell'inchiesta 'La tela che scotta' parla Gianfranco Mingardi, restauratore di 68 anni che fin dagli anni Ottanta collabora con il critico-collezionista. "Nella primavera del 2013 mi chiama Vittorio - racconta -. Ti mando un dipinto da mettere a posto, dice". Gli verrà consegnato a metà luglio 2013 all'uscita dell'autostrada A4, appena fuori dal casello di Rovato, "senza telaio, arrotolato come un tappeto" aggiunge, mostrando le foto che fece prima di metterci mano e dopo aver terminato il lavoro. Precisa che Sgarbi venne anche di persona nel suo studio per sollecitarlo". Finito il restauro, secondo Il Fatto a "consegnargli il dipinto furono un trasportatore con furgone accompagnato in moto da Paolo Bocedi, un grande amico di Sgarbi". Raggiunto a Saronno dal quotidiano "Bocedi inizialmente non ricorda nulla del quadro e del castello, poi ha un lampo di memoria: "Ricordo di esserci andato accompagnato dall'autista di Sgarbi per vedere un quadro e chiedere a quando lo vendeva, per poi riferirlo a Sgarbi. Io non conoscevo la proprietaria", dice. Sul quadro compare una candela "Sono certo che non c'era", dice il restauratore al Fatto scuotendo la testa, convinto che sia stata dipinta (o fatta riemergere) con l'intento di differenziarlo".

    Ci sarebbero nella scheda della mostra anche altre differenze, tra cui le dimensioni e la provenienza: "Viene da Villa Maildalchina", ripete Sgarbi anche alle telecamere di Report, sostenendo ancora di "aver comprato la villa e averci trovato dentro un Manetti". Per quanto riguarda la villa, "all'archivio di Viterbo il Fatto e Report hanno visionato l'atto citato del 1649, il direttore Angelo Allegrini lo sfoglia: non risulta affatto "generico", cita vari dipinti ma non quello". Sostiene l'inchiesta che "i carabinieri del Nucleo tutela Patrimonio culturale di Roma individuano nella loro banca dati il corrispettivo della scheda dell'Anticrimine europea. È una denuncia per furto sporta al comando dei carabinieri di Vigone, non lontano da Pinerolo, ed è datata 14 febbraio 2013. Alla denuncia corrisponde un fascicolo contro ignoti aperto dalla Procura di Pinerolo ma archiviato dopo una settimana".

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