Cultura

La guerra e l’America profonda, Il cacciatore 45 anni dopo

Il capolavoro di Michael Cimino torna in sala e ancora ci parla di temi attualissimi

Redazione Ansa

Compie 45 anni e non solo non li dimostra ma, proprio in occasione della sua uscita nelle sale il 22, 23 e 24 gennaio per festeggiare il compleanno,  in versione restaurata in 4K distribuito da Lucky Red,

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il film di Michael Cimino, come i tutti i classici ci appare più attuale che mai. L’insensatezza di una guerra combattuta dagli strati sociali più indifesi ci fa pensare immediatamente alla situazione dell’Ucraina dove da due anni l’esercito russo, che avrebbe dovuto fare un sol boccone di Kiev in pochi giorni, è formato prevalentemente da giovani coscritti della periferia dell’impero (o da galeotti liberati in cambio della disponibilità ad andare al fronte); ma anche il mito di quell’America profonda che si crede forte e si scopre fragile e che forse anche per questo si starebbe affidando oggi per la seconda volta all’uomo che promette di renderla ‘di nuovo grande’.

Ma Il cacciatore è anche uno straordinario romanzo americano o, come ha scritto un critico, una ‘sinfonia in più atti’ in cui si passa dalle atmosfere famigliari e goliardiche al terreno di guerra, dove infuriano battaglie di insensata ferocia fino al melodramma e al noir. Ne abbiamo parlato con il critico Mario Sesti nel podcast della serie Cinema: ieri oggi e domani.

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