Cultura

Sorrentino, il mio sogno? Fare James Bond

"L'insuccesso mi aiuta di più. Sono cambiato dopo le serie tv"

Redazione Ansa

"Film in testa ne ho, ma ho sempre le stesse idee vecchie che riciclo continuamente. Ora però ho un'idea così nuova che sono rimasto sorpreso da me stesso". Non dice di più Paolo Sorrentino che al Salone del Libro racconta il suo cinema, intervistato da Francesco Piccolo. Del suo ultimo film Partenope, in uscita a Cannes, invece non parla. Sulle sue preferenze letterarie spiega che gli piacerebbe portare in scena Lessico familiare: "vorrei fare un personaggio come il padre di Natalia, il più divertente e sagace, sarebbe perfetto". Poi confessa un sogno: "vorrei fare James Bond".
    Di solito, come fa notare Piccolo, Sorrentino è di poche parole, ma per un'ora non si sottrae alle domande. "So che siete interessati a me, ma io non lo sono. Ho visto molti volti noti qui che sono interessati a se stessi", ironizza. "Non mi piace il cinema, faccio tutto velocemente perché dopo un po' mi annoio. Mi piacciono i primi cinque giorni in cui scrivo, i primi cinque di riprese, i primi dieci di montaggio. Poi diventa tutto pesante. La cosa che mi piace di più è scrivere. Sul set mi piace quando succede qualcosa di imprevedibile. I miei film preferiti? Nuovo cinema paradiso e Libera. Quello che avrei voluto fare? C'era una volta in America. L'attore, invece, Tognazzi: avrei fatto con lui tutti i film perché avrei riso molto, o anche Servillo. Con lui ho riso tanto. Non mi piace il cinema, ma mi piace ridere, rende più leggero girare un film".
    Sorrentino racconta che gli attori per i suoi film li sceglie "per stanchezza. A un certo punto dico 'vabbè prendo questo'. La mia cast director riesce a influenzarmi tantissimo, ho preso molti attori che mi ha proposto lei". Poi spiega che il suo modo di fare film è cambiato dopo la serie tv The young pope: "Ho usato tutti i trucchi che conoscevo, poi mi sono stufato. Non riesco più a fare film con i trucchi, solo film che possono sprigionare emozioni, non voglio nascondermi dietro al velo del mestiere. Il successo mi aiuta, ma di più la frustrazione, l'insuccesso. Funziona meglio".
    L'ultima domanda è sul calcio e il Napoli. "Io non sono tifoso del Napoli, ma di Maradona. Sono più appassionato di calcio che tifoso, mi piace la serie B, il calcio femminile. Mi piace la figura dell'allenatore che è analoga a quella del regista". 
   

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