La grande musica di Giacomo Puccini risuona nella sua città, Lucca. Nel verde delle Mura storiche le arie delle opere che hanno fatto il giro del mondo per poi tornare sempre qui, a casa, hanno cullato anche l'anima più irrequieta.
"Puccini era estremamente rigoroso, meticolosissimo, preciso nei metronomi. Senza dimenticare il metronomo del cuore, che è quello che comanda. Che non vuol dire sbracarsi, come si fa solitamente, perché così si fa male a una colonna della musica. Bisogna trovare la profonda espressione nel rispetto delle partiture. Puccini era un uomo che amava la vita. Se non lo avesse fatto non avrebbe scritto quello che ha scritto. Se faceva il monaco buddista avrebbe scritto un'altra cosa. Con tutto il rispetto per i monaci buddisti". Così il direttore Riccardo Muti a Lucca, durante un intervallo del concerto omaggio a Giacomo Puccini. Più avanti, dopo altre esecuzioni di celebri arie pucciniane, il maestro Riccardo Muti ha ripreso la parola in un'altra interruzione per elogiare e spiegare l'esperienza dell'orchestra Cherubini fondata circa 20 anni fa per trasmettere insegnamento a giovani musicisti. "Ho fondato questa orchestra perché volevo fare qualcosa per il mio Paese. Lo dico per orgoglio di appartenenza al nostro grande Paese", ha detto Muti, e "lo dico in tutto il mondo, io provengo dal conservatorio di San Pietro a Majella e dal conservatorio Verdi di Milano, va bene? Poi visto che qualcosa so fare, mi hanno fatto accademico di qua e di là". "Ciò che ho imparato dai miei insegnanti, da Antonino Votto, che fu assistente di Toscanini alla Scala, dalle orchestre di tutto il mondo, ma anche da quelle piccole di provincia, voglio insegnarlo ai ragazzi - ha ancora affermato sul palco di Lucca Riccardo Muti -, non solo elementi di musica, ma soprattutto l'atteggiamento etico, morale, professionale dello stare in orchestra" la quale "non deve subire l'autorità, l'autorevolezza del direttore". Muti ha ricordato di aver deciso di fondare l'orchestra Cherubini - qui a Lucca in formazione 'large' da 123 elementi - quando si accorse che i suoi punti di riferimento nella musica sarebbero scomparsi con i loro saperi non scritti, la loro esperienza. "Mi dissi che prima che queste cose, che nei libri non ci sono, spariscano con loro - ha detto Muti - devo trasmetterle agli altri". Muti ha indicato i musicisti della Cherubini dicendo che "questi ragazzi rappresentano una parte del meglio della gioventù italiana e non sono secondi a nessuno", poi ampliando il discorso, il grande direttore ha detto che se "i media si occupassero dei bei fiori che l'Italia produce e non delle cose negative...", quindi ha riportato un detto cinese secondo il quale "è a forza di pensare ai fiori che i fiori crescono". Muti ha detto di aver conosciuto un piccolo gruppo di giovani che a Scampia "si riunisce in una stanza per fare musica per liberarsi dal male che li circonda, in quella stanza nascono dei fiori. Perché nessuno ne parla?".
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