Cultura

Prix Italia, vince drama migranti e doc su orsi Trentino

Premio del presidente della Repubblica alla "Legge del mare"

76/A EDIZIONE PRIX ITALIA: CERIMONIA DI CHIUSURA

Redazione Ansa

La tragedia dei migranti riletta dalla serie tv della spagnola Rtve "La ley del mar" (La legge del mare) si aggiudica, a Torino, il premio speciale in onore del presidente della Repubblica Italiana del 76/o Prix Italia, la rassegna internazionale promossa dalla Rai, che premia il meglio di Radio&Podcast, Tv e Digital. E vince anche la Rai che con "Pericolosamente vicini. Vivere con gli orsi", coprodotto da Rai Documentari e in onda stasera alle 21.25 su Rai3, si aggiudica la sezione "Tv Documentary": una storia che riflette sul delicato rapporto tra uomo e natura.
    "La Ley del mar" racconta la storia del peschereccio "Francisco y Catalina", balzato agli onori della cronaca nel 2006 come la prima imbarcazione europea a salvare 51 immigrati subsahariani alla deriva a cento miglia da Malta. Nella motivazione si legge che "questa serie tv affronta uno dei temi più terribili del nostro tempo: la questione della migrazione, di quegli uomini, donne e bambini che cercano di fuggire dai loro Paesi per sopravvivere e trovare una vita migliore. Un dramma televisivo intenso che mette in discussione valori universali e tratta questioni che ci troviamo di fronte, ma troppo spesso ci voltiamo dall'altra parte. Ma come il marinaio, non possiamo sfuggire alla legge del mare".
    Il difficile rapporto tra gli uomini e gli orsi viene riletto in "Pericolosamente vicini. Vivere con gli orsi" documentario di Andreas Pichler partendo dalla storia di Andrea Papi, ucciso da un'orsa nel 2023 in un bosco del Trentino. "Andreas Pichler - si legge nelle motivazioni - ha l'esperienza necessaria per trovare un equilibrio tra le emozioni e le decisioni provenienti da diverse parti. È un film indispensabile che mette in discussione il nostro comportamento morale e la nostra etica e prospetta il nostro futuro nel costruire e conservare un ecosistema fragile".
    Felice e sorpreso l'autore che ammette di aver gareggiato con documentari molto "forti e importanti" sia sulla guerra in Ucraina sia sulla difficile condizione delle donne in Iran. "La mia al confronto - commenta a caldo - sembrava una storia 'banale', però poi di fatto ci troviamo anche qua in uno stato di guerra, almeno nella testa delle persone. Non bisogna dimenticare che il presidente del Trentino da tre anni vive sotto scorta per questa faccenda. Il mio film vuole contribuire a placare, a calmare gli animi. In questi tempi sono sempre più le tematiche che dividono, ci sono i gruppi e i fan da una parte dall'altra, sono varie le tematiche sul nostro rapporto con la natura e quella degli orsi è solo una. Questi conflitti di interesse spesso anche infuocati dai social penso che sia proprio il compito del servizio pubblico debbano far capire non solo gli argomenti ma anche a livello di emozionale le varie posizioni".
    Pichler spiega di essersi voluto tirare quasi completamente fuori anche se chi "guarda il il film con molta attenzione intuisce un po' la mia posizione" ma "sentivo la proprio la necessità solo di ascoltare cioè di incontrare le varie persone, gli animalisti, la famiglia. Penso che quello succede sempre meno purtroppo perché tutti urlano e nessuno riesce a ascoltare".
    Il film parte dagli attimi successivi dopo la morte di Papi, quando "la valle era traumatizzata da quello che era successo".
    E finisce anche nel santuario degli orsi tedesco dove sarà portata l'orsa JJ4 che lo ha ucciso e dove già si trova la mamma Jurca da ben 14 anni: "Si tratta di un altra orsa 'problematica' - spiega l'autore - e gli animalisti tedeschi dopo aver vista lì dentro si sono resi conto che soffre molto, cerca continuamente di fare dei buchi, di mandare in tilt i cavi elettrici dell'allarme e, pur essendo animalisti convinti, sono arrivati alla conclusione che un animale selvatico così invece di essere tolto dal proprio territorio e continuare a soffrire, è meglio che si proceda all'abbattimento. Non c'è purtroppo scampo. In Italia i nostri animalisti ancora non fanno ancora questo passaggio". (ANSA).
   

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