Cento anni fa, il 3 novembre 1924, nasceva Alberto Manzi, il "maestro d'Italia", ma anche scrittore e persona impegnata, che negli anni Sessanta con la trasmissione televisiva "Non è mai troppo tardi" insegnò a scrivere e a leggere ad almeno un milione e mezzo di italiani.
“Ebbene, voi sapete che cosa vogliamo fare insieme. Conoscere, imparare il significato di questi segni che rappresentano un qualcosa, che ci fanno sentire la voce degli altri uomini": con queste parole Alberto Manzi aprì la prima puntata di “Non è mai troppo tardi”, andata in onda per la prima volta il 15 novembre del 1960. Manzi parlava e disegnava, sorrideva, guardando negli occhi chi era a casa davanti alla tv, rivolgeva domande curiose a un vasto pubblico fatto anche di bambini e bambine che andavano a scuola, ma che al pomeriggio rimanevano davanti allo schermo.
Come scriveva il Radiocorriere dell’epoca, si trattava di “un corso di lezioni televisive per insegnare a leggere, a scrivere, e a fare di conto”. Il corso, organizzato dal ministero della Pubblica Istruzione, e che aveva cadenza trisettimanale, consentiva agli allievi di sostenere gli esami volti al conseguimento della terza elementare.
Nel 1951 la percentuale degli analfabeti risultava ancora del 12,9%, con punte eccezionali per alcune regioni. Manzi è in realtà anche un personaggio carismatico ed emblematico delle trasformazioni dell’Italia del Novecento.
Negli anni del boom diventa simbolo della lotta all’analfabetismo ancora presente nel Paese, poi torna felicemente al suo lavoro di maestro elementare, che svolge con passione sino alla pensione.
C'è però un lato meno noto di Alberto Manzi: la sua indole ribelle, l'impegno per gli indios dell’Amazzonia, la sua penna di scrittore di romanzi per ragazzi.
Dall'esperienza con i suoi studenti e studentesse, Manzi ha curato sussidiari, libri di letture, diari scolastici. Ha avuto anche un’intensa attività di scrittore, con oltre 30 titoli tra racconti, romanzi, fiabe, traduzioni e testi di divulgazione scientifica tradotti in varie lingue che gli sono valsi riconoscimenti e premi.
Il suo romanzo per ragazzi più famoso, Orzowei, uscito a metà degli anni '50, divenne un grande successo vent’anni dopo, quando la Rai ne fece uno sceneggiato televisivo.
L’impegno di Manzi fu noto fino in Sudamerica dove, ogni estate, si recava per tenere corsi di scolarizzazione alle popolazioni indigene e per svolgere attività sociali.
"Non è mai troppo tardi" è stata la più nota di una lunga serie, tra il 1951 e il 1996, di trasmissioni e collaborazioni con la televisione e la radio che gli hanno dato fama mondiale. Negli anni Novanta fu tra i primi a occuparsi dei nuovi cittadini che arrivavano in Italia da tutto il mondo: 'Insieme' era il titolo di 60 puntate televisive rivolte a persone migranti.
Alberto Manzi morì a Pitigliano (Grosseto) il 4 dicembre 1997.
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