Cultura

Il giovane Camilleri nelle lettere inedite ai genitori

Esce Vi scriverò ancora per Sellerio

Andrea Camilleri

Redazione Ansa

ANDREA CAMILLERI, VI SCRIVERÒ ANCORA. LETTERE ALLA FAMIGLIA 1949-1960, A CURA DI SALVATORE SILVANO NIGRO CON LA COLLABORAZIONE DI ANDREINA, ELISABETTA E MARIOLINA CAMILLERI (SELLERIO, PP 528, EURO 17).

Il teatro, l'Accademia, Roma, i grandi autori e incontri, primo fra tutti quello con Orazio Costa, che formano una galleria del mondo culturale del dopoguerra. Dal 1949, quando si trasferisce nella Capitale, al 1960, lungo più di un decennio, le Lettere di Andrea Camilleri alla famiglia, finora inedite, ci restituiscono un ritratto dello scrittore da giovane.

"Dopodomani compirò ventisei anni. Dicono che noi, nati sotto il segno della vergine, abbiamo la fortuna un poco ritardata, attorno ai 30 anni. Speriamo che ci siano delle eccezioni alla regola" scrive Camilleri il 4 settembre 1951. Ritrovate dalla famiglia e raccolte nel libro 'Vi scriverò ancora', a cura di Salvatore Silvano Nigro con la collaborazione delle figlie dello scrittore, Andreina, Elisabetta, Mariolina, le lettere escono il 26 novembre per Sellerio, in vista, nel 2025, del centenario della nascita, il 6 settembre 1925, del grande scrittore e drammaturgo, morto il 17 luglio 2019.
    È stato "un importante e inaspettato 'ritrovamento' fra le carte di nostro padre. Quando già era iniziato il lavoro di censimento della documentazione sono state rinvenute in un luogo che non immaginavamo potesse conservarle intatte per anni e anni. Una cantina" spiegano nella nota al libro le figlie dello scrittore.
    "Circa duecento lettere scritte da nostro padre ai genitori dal 1949 agli anni '60, quindi dal suo primo anno romano come studente 'fuori sede' dell'Accademia d'Arte Drammatica, fino al trasferimento da Porto Empedocle a Roma dei genitori". La corrispondenza si chiude "come un romanzo d'altri tempi", "con un matrimonio. Camilleri sposa Rosetta Dello Siesto. E viene 'alla luce una bella creatura', direbbe Manzoni. Si chiama Andreina" racconta Nigro.
    Spedite ai genitori da Roma, come studente fuorisede, le lettere sono rivolte soprattutto alla madre alla quale Camilleri racconta quasi tutto in una specie di rendiconto della vita quotidiana. Il futuro grande scrittore, creatore del Commissario Montalbano, deve destreggiarsi fra i problemi economici della sua vita a Roma, le frustrazioni ma anche i grandi incontri fra i quali spicca il rapporto straordinario con Orazio Costa e quello più difficile con il critico Silvio d'Amico che è però la persona che lo spinge a presentarsi alla selezioni dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica della capitale.
    "Il giovane Camilleri è un maratoneta del lavoro. Mantiene un ritmo infernale, vertiginoso. Corre da un posto all'altro con affanno e frenesia. E con autoironica comicità. Ai genitori chiede: 'Che ve ne pare di questa specie di carosello?'" spiega Nigro.
    Per la maggior parte manoscritte, le lettere sono state trascritte a cura del Fondo Andrea Camilleri di Roma. "Abbiamo operato pochi tagli rispetto agli originali per tutelare alcuni aspetti personali e privati di quanti purtroppo non ci sono più.
    Tagli indicati nel testo da tre puntini tra parentesi quadre" avvertono le figlie.
    Figlio molto affettuoso, lo scrittore non vuole deludere la sua famiglia, ma sa cosa vuole e si muove con tenacia e determinazione. La sua formazione teatrale condizionerà anche la sua scrittura come Camilleri riconoscerà tanti anni dopo: "Quando nel racconto devo inserire un personaggio, il più delle volte scrivo prima il dialogo. Solo in seguito lo descrivo, ma tutto è conseguenza del modo in cui lo faccio parlare ed esprimere: non c'è alcun dubbio che questo sia un tipo di scrittura teatrale".
    Camilleri non lascerà più Roma, da quando nel 1949 ottiene una borsa di studio per il corso di regia di Orazio Costa.
    "Tutte insieme, le lettere sono quanto di più vicino ci sia a un diario: con la loro concretezza, la diligente registrazione giornaliera fatta di occasionali non sensi, di ripetizioni, di monotonia (sempre riscattata dalla disinvolta leggerezza del dettato), e anche dell'andare a vuoto talvolta; senza reticenze comunque, e senza falsi pudori" scrive Nigro. L'epistolario può essere letto come una sorta di autobiografia dei primi 35 anni dello scrittore che raccontano molto del suo grande successo futuro. (ANSA).
   

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