La fronte ampia, convessa e stempiata sui lati. Gli occhi tondi, con le sopracciglia regolari e il naso pronunciato rettilineo, senza gobbe. Eccolo Andrea Palladio, il più grande architetto di tutti i tempi, l'artista delle ville patrimonio Unesco, il genio che ispirò la Casa Bianca ma anche Caterina di Russia. Dopo 500 anni il mistero del suo volto è risolto grazie a un'indagine senza precedenti che ha messo insieme storici dell'arte del Palladium Museum, Polizia Scientifica e Soprintendenza belle arti e paesaggio di Verona, Rovigo e Vicenza, presentata dal Sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni.
Sul banco degli 'imputati', i 12 ritratti più celebri e accreditati dell'artista nel mondo, firmati anche da El Greco, Jacopo Bassano, Federico Zuccari, fino al 18 giugno riuniti a Vicenza per la mostra Andrea Palladio. Il mistero del volto. Ma facciamo un passo indietro, perché il giallo viene da lontano. Sin da quando, ricorda il curatore Guido Beltramini, "nel 1570 Palladio pubblicò i Quattro libri dell'architettura e, al contrario degli artisti del suo tempo che si autopubblicizzavano, non vi inserì una sua immagine". La sua fama però era tale che "in Inghilterra, non avendo un ritratto ufficiale, nel 1716 se ne inventarono uno falso", spacciato per opera di Paolo Veronese.
Una sorta di dilagante fake news ante litteram, che non ha risparmiato nemmeno la Royal Collection inglese se a Kengsinton Palace campeggia un falso Palladio, giovane e dai tratti quasi cinesi. Nel 1733 toccò agli italiani, con una versione calva e barbuta, copiata da un ritratto della Rotonda, sparito nel 1849. Dopo tre anni di studi incrociati, raggi X, infrarossi, prelievi materici e age progression (l'invecchiamento dei volti che si usa per le foto dei latitanti), uno a uno ecco però cadere gli 'impostori'. "Oggi ci abbiamo messo un quarto d'ora - racconta il Soprintendente Fabrizio Magani - a 'smentire' il dipinto fino a qualche anno fa considerato il 'vero' autoritratto", il Palladio di Villa Valmarana, "che invece è una derivazione ottocentesca". Scartato anche quello dei reali inglesi. "Lo vendette il console Joseph Smith a re Giorgio III - dice Beltramini - Le radiografie dimostrano che la scritta Andrea Paladio è un'aggiunta successiva. Gli inglesi, mortificati, pensano che a falsificarlo sia stato un inglese. Ma quella L sola fa pensare proprio a un veneto".
La Polizia, intanto, dicono il prefetto Vittorio Rizzi e Gianpaolo Zambonini della Scientifica, procedeva con "le comparazione fisionomiche. Un lavoro più complicato del solito, perché sui quadri, rispetto alle foto, c'è la mano dell'artista". Ma tutte le indagini sono arrivate alla stessa conclusione: il vero Andrea Palladio appare in due ritratti. "Uno con cappello - dice Beltramini - acquistato a un mercatino delle pulci in New Jersey" e realizzato dal pittore Bernardino India. "Ci sorprendevano le piccole dimensioni, ma abbiamo scoperto che era parte di una collezione di 300 ritratti, una sorta di Figurine Panini, sparsi tra Liverpool, Venezia, Bassano". L'altro, forse di Alessandro Maganza, "era nella Rotonda fino a quando fu venduta nel 1835", "comprato poi nel 1909 dall'architetto russo Zotosky, tanto amante del Palladio da convincere a ispirarsi a lui" tre uomini così diversi come "Lenin, Stalin e Krusciov. Venuto a Vicenza addirittura per comprare la Rotonda, ovviamente non ci riuscì e si accontentò di tornare a Mosca con il ritratto, che appese nello studio".
La mostra forse arriverà anche a Londra. Ma resta ancora un mistero: perché Palladio non volle ritrarsi nei suoi libri? "Forse per una certa ritrosia veneta - riflette Beltramini - Ma penso fosse piuttosto una volontà di potenza. I suoi 4 libri sono un manuale per cambiare il mondo, istruzioni per un'architettura utile, bella e poco costosa, che vive nel futuro. Se avesse inserito il suo volto, sarebbe stato 'solo' il libro di Palladio. Così invece è il libro di tutti noi".
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