Non c'è pace per Modì. E a sua difesa torna alla carica Carlo Pepi, collezionista ed esperto d'arte che nel 1984 smascherò la celebre burla delle false teste nei fossi di Livorno.
Un sasso nello stagno che ha suscitato reazioni immediate.
"Affermazioni infondate, strumentali e pretestuose", dice Rudy Chiappini, critico e storico d'arte, membro del comitato di direzione della mostra. Mentre la direzione di Palazzo Ducale annuncia l'intenzione di "tutelare la sua immagine" e spiega di "non conoscere l'autorità scientifica del signor Pepi, ma ritiene che la scelta di Rudy Chiappini come curatore sia una scelta di assoluta garanzia per il pubblico e per la qualità scientifica della mostra".
Nel dettaglio, Pepi indica, tra le 60 opere portate a Genova, come falsi evidenti quelle indicate sul catalogo coi numeri 9 e 9 bis, 'Cariatide rossa' e 'Gli sposi', 'Chaim Soutine' (numero 19), 'Nudo disteso' (33), il disegno 'Ritratto di Moise Kisling' (36), 'L'atelier di Moise Kisling', "attribuito a lui ed erroneamente a Modigliani", spiega Pepi indicandola con il numero 37, così come analoga contestazione viene mossa alle opere indicate con i numeri 38 e 39, la 'Testa di donna' (45), il 'Ritratto femminile' (56) e il 'Ritratto di Maria' (60).
Pepi da giorni ne parlava sul suo profilo Facebook, dove ha ricevuto consensi. Non è la prima volta che si schiera contro le mistificazioni nell'arte, ha anche mollato incarichi prestigiosi, proprio relativi a Modigliani. A suo tempo, ricorda Pepi, "mi dimisi da direttore di Casa Natale Modigliani a Livorno, che fondai, e anche dagli Archivi Modigliani, di cui ero membro per volontà della figlia Jeanne", enti dove "unico tra i curatori, mi rifiutavo di autenticare opere che a mio parere erano false e che gli altri membri invece avvaloravano. Io preferivo andarmene".
Modigliani: Pepi, a Genova opere dubbie
Esperto di Modì scoprì burla teste nei fossi di Livorno