Il pianto inconsolabile di Yanela Sánchez, la bambina dell'Honduras che al confine tra Messico e Stati Uniti assiste alla perquisizione e all'arresto della madre da parte della polizia di frontiera. E poi, ancora in Messico, una folla di migranti in corsa disperata verso un camion che, fermatosi per dare loro un passaggio, potrà forse condurli verso un nuovo futuro. Ci sono le ferite del mondo e l'incapacità dell'umanità di curarle negli scatti di John Moore e Pieter Ten Hoopen, premiati al World Press Photo 2019 nelle sezioni Photo of the Year e Story of the Year, in mostra a Roma, in anteprima mondiale al Palazzo delle Esposizioni dal 25 aprile al 26 maggio, insieme alle altre immagini finaliste del celebre concorso.
Ideata da World Press Photo Foundation di Amsterdam e organizzata dall'Azienda Speciale PalaExpo in collaborazione con 10b Photography, la mostra presenta gli scatti che compongono la 62esima edizione del contest di fotogiornalismo più importante a livello internazionale, una narrazione visiva di 140 fotografie che conducono il visitatore direttamente dentro i fatti più rilevanti dello scorso anno. I temi trattati in questa edizione sono tanti, in primis l'immigrazione e quei "muri", fisici e ideologici, che ormai ovunque separano i popoli, ma anche l'inquinamento che distrugge l'ambiente, e poi le tradizioni sociali e le religioni, lo sport, il mondo animale, la politica, la diversità: ogni scatto ha la capacità di raccontare una storia e diviene 'documento', mostrando orrore e armonia, discriminazioni e violenze, ma anche i mille colori di un mondo nonostante tutto ancora bellissimo, seppure pieno di contraddizioni. Selezionati tra 4783 fotografi (che hanno inviato un totale di 78801 immagini), i finalisti e candidati ai premi della mostra sono 43 (di cui 14 donne, che corrispondono al 32%, in notevole aumento rispetto al 12% del 2018): tra i premiati anche 4 italiani, Daniele Volpe (2° premio, foto singole, sezione Notizie Generali), Lorenzo Tugnoli (1° premio, reportage, sezione Notizie Generali), Marco Gualazzini (1° premio, reportage, sezione Ambiente) e Matteo Delbò (con la giornalista Chiara Avesani, 3° premio, short, sezione Digital Storytelling). Dopo Roma, il cammino della mostra continuerà in altre 11 tappe italiane, tra cui Matera, Capitale della Cultura 2019, e Ferrara in autunno, per il Festival di Internazionale.
"Questa mostra è il racconto della contemporaneità ma anche della storia, ed è importante che l'anteprima mondiale si svolga qui, a Palazzo delle Esposizioni", ha detto oggi Luca Bergamo, vicesindaco del Comune di Roma, "in un'epoca di incertezza delle informazioni bisogna sottolineare il lavoro enorme del World Press Photo di verifica che questo racconto sia vero. E' innegabile che i temi quest'anno siano le grandi crisi, quella umanitaria e quella ambientale, alle quali l'umanità non riesce a far fronte". "Come dimostrano le foto che dal 1955 a oggi sono state premiate, questi lavori trascendono la cronaca e diventano documenti storici. Anche lo scatto premiato dell'americano Moore è una foto politica: l'autore ha aggiunto l'aspetto dell'umanizzazione al fenomeno dell'immigrazione, perché spesso questo tema è raccontato solo con numeri e statistiche", ha detto Francesco Zizola, direttore creativo di 10b Photography, sottolineando la volontà del concorso di stare al passo con i tempi e aprirsi "con la nuova sezione Digital Storytelling ai linguaggi giornalistici più attuali fruibili da smartphone e tablet". "Il linguaggio negli ultimi anni è cambiato perché è cambiata la percezione della realtà", ha proseguito Zizola che è stato vincitore del World Press Photo of the Year nel 1996, "gli autori si trovano di fronte a una complessa rappresentazione del mondo e devono rispettare regole deontologiche ed etiche che permettono alla fotografia di essere credibile, cosa fondamentale oggi nell'era delle fake news".
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