(ANSA) - NEW YORK, 02 MAR - Dopo un braccio di ferro con un
gruppo di noti artisti, architetti e esponenti del mondo
accademico, il MoMA ha accettato di mettere "temporaneamente"
all'indice Philip Johnson da una delle sue gallerie. Il nome
dell'architetto della Glass House, di cui di recente sono emerse
simpatie per le teorie della razza del Terzo Reich, sara'
coperto dall'opera collettiva di un gruppo di artisti
afro-americani per tutta la durata della mostra
"Reconstructions: Architecture and Blackness".
Johnson ha lavorato al museo e con il museo per ben sei
decenni durante i quali "non ha soltanto avallato, ha anche
personalmente istigato pratiche razziste nel campo
dell'architettura", avevano scritto al MoMA, tra gli altri,
l'artista Xaviera Simmons, l'architetta del paesaggio Kate Orff
e il professore di architettura a Princeton Mitch McEwen.
Citando il fascino esercitato su Johnson dal nazismo e la sua
opera di proselitismo negli Usa negli anni Trenta, tra cui il
tentativo di fondare un partito fascista in Louisiana, oltre che
al museo, il "Johnson Project Group" aveva scritto anche a
Harvard chiedendo di cancellare il nome dell'architetto da un
edificio di Cambridge da lui progettato come tesi di dottorato.
L'ateneo aveva prontamente accettato.
Ora e' la volta del MoMA, e non e' chiaro cosa succedera'
alla chiusura della mostra: intanto pero', e fino al 31 maggio,
al posto del nome di Johnson i visitatori del museo vedranno
l'opera del Black Reconstruction Collective, un gruppo che
raccoglie i dieci partecipanti alla rassegna: Emanuel Admassu,
Germane Barnes, Sekou Cooke, J. Yolande Daniels, Felecia Davis,
Mario Gooden, Walter Hood, Olalekan Jeyifous, V. Mitch McEwen e
Amanda Williams. Una tela di denim di tre metri per tre, l'opera
contiene il "Manifesto" del gruppo, con l'auspicio di un futuro
per artisti e architetti di colore e un impegno alla
ricostruzione dlla Black America. (ANSA).
Philip Johnson "nazista" espulso dal MoMA
Nome architetto coperto durante mostra su neri e architettura