Una testimonianza "estremamente interessante, che va collegata alle altre che abbiamo della presenza di greci e soprattutto della cultura greca a Pompei, come dimostrano le tantissime iscrizioni sulle pareti delle case più importanti, non ultima quella venuta fuori nella domus di Orione, dove ricorre il nome di Attica, una schiava greca". A Pompei la Grecia, soprattutto con i suoi artisti e con i classici della sua letteratura faceva davvero furore.
Nella colonia romana, dove per tanto tempo la vita si basava sui commerci e dove tantissima parte della popolazione era composta da liberti c'era però tra le famiglie più agiate e colte una vera fame di cultura greca. Elementi di greco venivano insegnati a scuola "tanto che sui muri della città sono stati trovati graffiti in greco ad altezza bambino, certamente opera di qualche scolaretto" e anche se l'eruzione devastante del Vesuvio ha distrutto tutti i papiri, sono stati trovate in molte grandi domus le tracce di una presenza di biblioteche . "Piaceva tantissimo Omero e piacevano le tragedie e le commedie scritte dai Greci", dice Osanna. Tanto che tra le ipotesi più suggestive c'è quella avanzata da Fausto Zevi, grande studioso di Pompei, secondo cui i teatri della città erano divisi per funzioni. Secondo questa tesi, spiega il dg musei, "Nel teatro grande, il più antico perché costruito nel secondo secolo a C, è probabile che si svolgessero i Ludi greci, mentre nel teatro più piccolo, forse fatto costruire dai romani proprio per imporre anche la cultura latina, si organizzavano i ludi latini e le atellane, che erano delle manifestazioni un po' scurrili molto amate dal pubblico della città eterna". E' quindi molto plausibile, continua l'archeologo, che a Pompei anche gli esponenti di classi più svantaggiate che poi si arricchiscono, provassero ad attribuirsi uno status scimmiottando l'amore per la Grecia delle classi più agiate . Potrebbe essere il caso di Marcus Venerius Secundio che per l'iscrizione delle sua tomba decide di sottolineare il suo ruolo di organizzatore di "ludi graeci e latini", senza accontentarsi dei più popolari spettacoli gladiatori che tanto piacevano al popolo. Un modo di più per quell'uomo, conclude, " di sottolineare la sua diversità e superiorità".
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