(ANSA) - ROMA, 18 MAG ->Una statua di Apollo in terracotta che riemerge dalla terra, incredibilmente integra e colorata a dispetto dei suoi 2500 anni. E poi ancora parti di altre bellissime figure, Eracle con la cerva, Hermes e Latona che di Apollo era la madre, con il figlio ancora bambino stretto tra le braccia. Correva l'anno 1916, l'Italia era in guerra, infilata in un conflitto mondiale destinato a durare a lungo, devastante come mai. Eppure il 19 maggio di quell'anno, quando l'assistente agli scavi Natale Malvolta, sotto gli occhi dell'archeologo Giulio Quirino Giglioli riporta alla luce alle porte di Roma le statue e altri resti del tempio di Menerva a Portonaccio, orgoglio dell'antica Veio, rimane una data epocale. Segnata da una scoperta che ha cambiato la storia dell'etruscologia, così incredibile ed emozionante da catalizzare l'attenzione di un intero paese anche nel mezzo di giorni orrendamente bui. "Mai prima di allora si erano viste opere di questo livello e in questo stato di conservazione", ricorda oggi Valentino Nizzo, direttore del museo etrusco di Villa Giulia, a Roma, dove quel celeberrimo complesso statuario, iconico al pari del Sarcofago degli Sposi, ha trovato casa insieme ad altre decorazioni del tempio ritenuto il più importante della cittadina etrusca rivale di Roma.
A 106 anni da quel ritrovamento, nella zona che oggi corrisponde a Isola Farnese e dopo gli interventi di dieci anni fa sull'Apollo e sull'Eracle, parte ora, grazie al finanziamento di uno sponsor (lo studio legale Carbonetti e Associati) il restauro della Latona, davvero necessario, sottolinea Nizzo, per correggere una serie di errori fatti negli anni Cinquanta. Ritrovata in frammenti, a differenza dello straordinario Apollo, la statua di Latona, che tiene in braccio il figlioletto, realizzata come le altre tra il 520 ed il 510 a.C., è stata riassemblata con un risultato "che oggi appare lacunoso e bisognoso di numerose reintegrazioni" soprattutto nelle zone delle spalle e della nuca". Del nuovo restauro, finanziato con circa 28 mila euro, si occuperà Sante Guido, l'esperto che ha già lavorato sulle altre due statue del gruppo, con il coordinamento di Miriam Lamonaca.
Il cantiere, assicura Nizzo, sarà "a vista", allestito direttamente nella sala 40 , quella che ospita tutto il gruppo scultoreo, in modo che i visitatori possano seguire in diretta tutte le operazioni. Un percorso che si annuncia lungo e delicato: "Si comincerà con una serie di indagini scientifiche e di fotografie, prima a luce radente, poi a luce ultravioletta e poi a luce infrarossa", spiega Sante Guido, e questo per identificare le sovrapposizioni della materia e capire il livello di deterioramento anche dei colori. Si passerà quindi ad una radiografia per ricostruire i sistemi di assemblaggio e di aggancio interni usati negli anni Cinquanta. "Di fatto lo stesso metodo che abbiamo usato per le altre due statue". Dopodiché verrà smontata la testa per un delicatissimo intervento di risistemazione della zona del collo e del mento, intervenendo con un ritocco pittorico reversibile, come è già stato fatto per Apollo e Eracle.