Cultura

Enzo Cucchi, il poeta e mago nell'omaggio del Maxxi

Per la Giornata contro l'omofobia, focus Il tempo ritrovato

Redazione Ansa

L'ingresso è quanto di più intimo: una riproduzione della sua biblioteca, con una selezione, vera, dei suoi libri, da leggere, sfogliare, studiare. Poi i marmi neri, bianchi, rosa, in una metamorfosi continua di putti che trasformano volti in teschi e personaggi in visi di anziani dalle lunghe barbe. Sospeso in aria, all'esterno della galleria, il vascello di Religione (2013) che sembra rimandare a mete lontane. Fino all'esplosione di miti e racconti dei suoi celebri dipinti a grandi formati: Trasporto di Roma (1991), che per la prima volta esce dalla Pinacoteca di Ancona, La Città Incantata (1986) e il Miracolo della Neve (1986). Il Maxxi celebra Enzo Cucchi, il maestro della Transvanguardia italiana, tra gli artisti più prolifici e originali della scena contemporanea (per alcuni critici americani il più grande artista del Novecento), pensatore libero e anticonvenzionale, inventore di immagini potenti ed enigmatiche.

Ma non chiamatela mostra. "È un omaggio che il museo fa a un grandissimo artista e che un artista fa a se stesso", spiega il presidente della Fondazione Maxxi, Alessandro Giuli. "Mi piace pensare che, come Picasso nel '53 alla Galleria nazionale d'arte moderna a contemporanea, anche Cucchi qui dia il suo giudizio definitivo su se stesso". Un ritratto inedito lungo oltre 200 opere, tra disegni, sculture, reti dipinte, raccolte nella Galleria 4 a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Luigia Lonardelli, sotto il titolo Enzo Cucchi. Il Poeta e il Mago (fino al 24 settembre). "Io non devo dire niente - sorride intanto il maestro, nel suo dolcevita nero - Tutto quello che c'è, è stato molto coraggioso e generoso". A parlare, piuttosto, è questa immersione nelle sue opere, che, ricorda Pietromarchi, arriva dopo "un focus al Maxxi, più di cinque anni, e la sua presenza alla mostra della materia spirituale dell'arte. Cucchi - prosegue - ha la capacità di parlare non solo al pubblico, ma anche agli altri artisti che lo riconoscono come punto di riferimento. Guardatevi intorno, qui c'è la storia dell'arte e la capacità di Enzo di attraversare la Storia, interpretarla e riconfigurarla in nuove immagini e fantasie fino a rendercela attuale. Questa è una mostra necessaria oggi, che ci parla anche di libertà di espressione perché è stato un continuo rompere gli schermi rispetto alle regole con cui si fanno le mostre nei musei". Realizzato in stretto dialogo con l'Archivio Enzo Cucchi, curato dal figlio Alessandro, e affiancato da un calendario di incontri e laboratori tattili, il viaggio si snoda tra terrecotte dipinte a freddo e piccoli bronzi, grandi reti dipinte che scendono dal soffitto o gli artigli di un'aquila rovesciata che emerge dal pavimento, simbolo del potere capovolto (Il Re Magio, 2018). "Troverete sempre scorci improvvisi - aggiunge Lonardelli - Corrispondono alla nostra difficoltà di fermare Enzo, che non si è mai fermato durante questo progetto. Vi scapperà l'occhio a lato o dietro di voi, perché sta sempre accadendo qualcosa. Cucchi è così".

E allora ecco anche la scalinata con decine di progetti editoriali ed esperimenti tipografici, dominata da La biga di Giotto (1990), il grande carro trainato da teste di pecora che evoca l'antica Roma e insieme l'aneddoto, narrato da Vasari, secondo cui Cimabue avrebbe scoperto Giotto mentre, giovane pastorello, disegnava una delle sue pecore su un sasso. In occasione della Giornata internazionale contro l'omofobia, la transfobia e la bifobia del 17 maggio, il Maxxi presenta poi anche il focus Il tempo ritrovato. Storie di architetti ebrei con documenti d'archivio, progetti e testimonianze che restituiscono la dignità personale e professionale a nove storie interrotte dalle leggi razziali, con opere di Franco Summa e Lisetta Carmi.

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