Tre anni di suspense e una gemma artistica, a lungo sconosciuta, adesso finalmente visibile a tutti. Dal prossimo 28 maggio, al Museo del Prado di Madrid sarà infatti esposto per la prima volta al pubblico un quadro ora attribuito a Caravaggio, venuto alla luce nel 2021 quando stava per essere venduto all'asta come opera di un autore minore.
Il dipinto, un 'Ecce homo' presumibilmente risalente al periodo 1605-1609, rimarrà in mostra per almeno nove mesi, grazie al prestito concesso dal suo nuovo proprietario, un privato che ha chiesto di mantenere l'anonimato. Nella primavera di tre anni fa, l'opera fu messa in vendita a Madrid presso la casa d'aste Ansorena, con un prezzo di partenza pari a 1.500 euro: allora appartenente ai Pérez de Castro Méndez, famiglia di cui fece parte anche un reputato politico e diplomatico del XIX secolo (Evaristo), era originariamente attribuita al circolo del pittore José de Ribera. Fu il momento in cui il quadro suscitò l'interesse di diversi esperti e appassionati d'arte, convinti che il suo autore potesse essere in realtà Caravaggio. E così, su successiva segnalazione del Prado, il ministero della Cultura spagnolo intervenne per bloccarne in extremis la vendita, dichiarandolo bene non esportabile. L'opera è stata quindi poi sottoposta a un attento e discreto processo di valutazione da parte di vari specialisti, mentre il governo della regione di Madrid (amministrazione pubblica competente per questo caso) portava avanti le pratiche necessarie per farla dichiarare "bene di interesse culturale", garantendone così la permanenza in Spagna anche per il futuro (da ciò si deduce che il suo titolare ha la residenza in territorio iberico, secondo fonti del Prado).
Ad analizzare nei dettagli l'Ecce homo', arrivando alla conclusione che fosse effettivamente del Merisi, sono stati in particolare Maria Cristina Terzaghi (Università di Roma Tre e comitato scientifico del Museo di Capodimonte di Napoli), Gianni Papi (storico dell'arte e scrittore), Giuseppe Porzio (Università di Napoli) e Keith Christiansen (commissario del Metropolitan Museum of Art). Inoltre, un ingegnere nucleare specializzato nell'applicazione di tecniche scientifiche allo studio e alla conservazione del patrimonio culturale, Claudio Falcucci, ha realizzato sul quadro "una profonda indagine diagnostica", mentre lo specialista Andrea Cipriani e il suo team hanno provveduto al restauro.
"Questo dipinto condensa in sé il meglio dello stile del Maestro negli ultimi anni della sua vita", sintetizza David García Cueto, esperto di pittura italiana del Prado. Il quadro è arrivato in Spagna nel XVII secolo, entrando a far parte delle collezioni reali a partire dall'epoca di Filippo IV e rimanendovici fino al periodo delle invasioni napoleoniche. Divenuta poi proprietà della famiglia Pérez de Castro, a partire dal 2021 l'opera è stato custodita dalla galleria d'arte Colnaghi (che ora ha partecipato all'accordo per il prestito al Prado), in collaborazione con Filippo Benappi (Benappi Fine Art) e Andrea Lullo (Lullo Pampoulides).