Cultura

La fragilità della scultura, l'occhio e il segno di Alessio Deli

A Roma le sue opere accanto ai grandi calchi della classicità

Redazione Ansa

(di Luciano Fioramonti) (ANSA) - ROMA, 23 MAG - Divinità, busti di amazzoni e corpi a figura intera che evocano la tradizione classica della scultura così come i canoni rinascimentali della bellezza accanto ai calchi in gesso dei capolavori greci custoditi a Roma in uno scrigno di cui il grande pubblico ignora l'esistenza. A distinguere le opere di Alessio Deli dalle immagini scolpite millenni fa sono i materiali, la resina patinata a fuoco soprattutto, e i dettagli come il nastro adesivo con la scritta 'fragile' e 'maneggiare con cura', i teli da imballaggio che le avvolgono, o la alla maschera antigas sul volto femminile. Colpisce e affascina la mostra di lavori recenti, anche site specific, dell' artista ospitata nel Museo dell' Arte Classica, nel seminterrato della facoltà di Lettere dell' Università La Sapienza. C'è tempo fino al 31 maggio per visitarla e scoprire questo spazio espositivo prezioso di tremila metri quadrati con 55 sale che accolgono oltre 1200 calchi in gesso di scultura greca, (originali e copie di età romana) frequentato per lo più da studiosi, appassionati e scuole d' arte che ha aperto le sue porte nella recente notte dei musei per visite guidate con l' autore. ''Fragile'' è appunto il tema del racconto proposto da Deli, la bellezza messa in pericolo dall' azione dell' uomo e della natura minacciata dai cambiamenti climatici.
    ''L'idea della mostra - dice all' ANSA - è venuta proprio dalla frequentazione di questo museo. Per me è sempre stato una fonte di studio e di ispirazione quando venivo a studiare qui d' estate. Con il tempo è nato un dialogo con i direttori che si sono succeduti fino alla direttrice attuale Claudia Carlucci''.
    La fragilità rimanda anche al gesso, materiale per antonomasia delicato. ''Le mie opere si interrogano su questo tema sposandosi con quelle esposte in queste sale. Sembra che siano sempre state qui''. Resine, gesso, ferro, bronzo, terracotta, legno, sono i materiali di questo insieme di dee post-moderne sopravvissute alla rovina, pensate sulla scia di Botticelli e Della Robbia. Su tutte si staglia il volto della Big Aphrodite, incompleto come se una enorme manata avesse portato via una parte. Di forte impatto è anche L' Uomo che cammina, a testa bassa e scalzo. Non solo sculture, pero', anche opere grafiche e dipinti spiccano tra i reperti, dal grande volto di Ulisse alla Madonna del Corallo, incorniciata tra pezzi recuperati dalle gambe di un vecchio tavolo.
    Alessio Deli, 43 anni di Marino (Roma), ha scoperto la scultura da bambino, affascinato dall' artigiano ceramista nella bottega davanti alla sua casa. In paese è stato determinante l' incontro con lo scultore Umberto Mastroianni che lo ha accolto nel suo atelier. Dopo il liceo artistico, si è diplomato all' Accademia di Belle Arti di Carrara. Le sue opere sono esposte in Francia, Inghilterra, Germania, Stati Uniti, Canada, Singapore e Cina. ''Vengo da una famiglia semplice - ha ricordato -. Mia madre era casalinga, mio padre operaio e morì quando io ero ancora piccolo. Nessuno mi ha quindi sostenuto economicamente''.
    L' artista, docente in un Liceo Artistico romano, ha molto a cuore i giovani. ''Questa mostra ha anche lo scopo di trasmettere a loro l' importanza e la difesa della bellezza. I ragazzi dell' accademia e di molti licei artistici hanno partecipato con entusiasmo. E' importante, lo dico anche da insegnante, educare in questo momento storico alla bellezza. La generazione cresciuta con il cellulare ne ha una idea distorta.
    Mi ha sorpreso sentire qualche ragazzo chiedere 'Professore ma le sculture hanno anche un dietro?' perchè sui social le vedono piatte, senza profondità''. (ANSA).
   

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