Cultura

Sogno, colore e joie de vivre. La visione di Miró

Museo della Fanteria a Roma, il percorso del maestro catalano

Redazione Ansa

(di Luciano Fioramonti) (ANSA) - ROMA, 13 SET - Le litografie, soprattutto, accanto alle ceramiche, ai manifesti e alle sculture. L' elemento onirico, i colori e la joie de vivre di Joan Miró raccontano le 154 opere che ne tratteggiano il percorso dal 1924 al 1981, due anni prima della morte, in mostra al Museo Storico della Fanteria, a Roma, fino al 23 febbraio 2025. ''Mirò, il costruttore di sogni'', curata da Achille Bonito Oliva, Maithé Vallès-Bled e Vincenzo Sanfo, riunisce lavori poco visti provenienti da collezionisti privati italiani e francesi e documenta l' attitudine alla sperimentazione del maestro catalano e i suoi rapporti con i grandi nomi della scena artistica e culturale del suo tempo, da Dalì a Picasso e Man Ray, ai poeti Eluard, Breton, al dadaista Tristan Tzara. A spiccare sono le litografie curate da stampatori e incisori di eccellenza come Fernand Mourlot, richiestissimo dai maggiori artisti dell' epoca da Matisse allo stesso Picasso, al quale si deve la perfetta presa di colore nel procedimento di stampa delle opere grafiche che Mirò seguiva personalmente in ogni sua fase (nella sua lunga carriera firmò ben 1200 manifesti). Negli Stati Uniti Mirò si confrontò anche con il dripping ma a differenza di Jackson Pollock, che spargeva il colore d' istinto sulla tela, le sue macchie sono tutte frutto di calcolo. ''Il colore cade dove lui vuole - spiega Sanfo -, la sua costruzione dell' opera non era casuale seguiva un suo equilibrio''. Ogni mostra di Miró, sottolinea il curatore, dice sempre qualcosa di nuovo. ''Qui il suo lungo percorso creativo che permette di scoprire la sua coerenza stilistica e di pensiero.
    In questo essere apparentemente spontaneo e immediato c' è un filo che attraversa tutto il suo lavoro. Abbiamo bisogno di sogni in questo periodo storico particolare segnato dalla inquietudine di fondo che attraversa le nostre vite. La prospettiva di Mirò è appunto di andare oltre quello che noi viviamo e cercare di immaginare un mondo diverso e gioioso, guardandoci intorno con ottimismo''. Questa ultima tappa della mostra, dopo Torino, Trieste e Catania - presenta alcune piccole sculture. ''Mirò si considerava un artigiano, amava sporcarsi le mani. Aveva un suo modo particolare recuperando e dando nuova vita a oggetti inutilizzati trovati nel suo studio, per strada o in spiaggia''. Su una parete blu colpisce per i suoi toni cupi un quadro solitario, 'Deux personnages'' del 1937, con un uomo nell' atto di lanciare un sasso contro una donna che allarga ler braccia. ''Sono le due fazioni della guerra civile spagnola che si fronteggiano, le immagini evocano i soggetti di Bosch visti al Museo del Prado e le pitture rupestri che aveva studiato. Tra le due figure al centro c'è una macchia blu… è un cielo azzurro che al di là del dramma e dell' angoscia lascia intrevedere la speranza di un vita migliore, nonostante tutto''.
    (ANSA).
   

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