(di Paola Del Vecchio)
(ANSA) - MADRID, 17 SET - Era il marzo del 1974 quando
Sisinnio Poddi, mentre arava alle pendici di Mont'e Prama, nella
penisola del Sinis, in Sardegna, rinvenne una testa di pietra.
Non immaginava che sarebbe stato l'inizio di una delle più
grandi avventure per la conoscenza della civiltà nuragica.
Cinquant'anni dopo, la necropoli di Mont'e Prama continua a
sorprendere archeologi e appassionati. Dalle migliaia di
frammenti riportati alla luce, sono state ricostruite oltre 30
sculture dei Giganti di pietra, un esercito di arcieri,
guerrieri e pugilatori, che costituisce il primo esempio di
statuaria nel Mediterraneo, risalente all'Età del Ferro (fra il
IX e il VII secolo a.C.). Un patrimonio unico esposto nel Museo
civico Giovanni Marongiu di Cabras, dove si possono ammirare le
sculture in ricostruzioni in 3D,, e al Museo Archeologico
nazionale di Cagliari.
I colossi, al pari dei nuraghi, sono diventati simboli
dell'identità dell'antica cultura nuragica e suoi ambasciatori
nel mondo, come dimostra l'arrivo al Museo archeologico di
Madrid del pugilatore 'Manneddu'.
Le prime campagne di scavi a Mont'e Prama iniziate fra il
1975 e il 1979, sotto la guida degli archeologi Alessandro
Bedini e, poi, di Carlo Tronchetti, portarono alla luce oltre
5000 frammenti, parti delle possenti sculture in pietra
calcarea, modelli di nuraghi di varia tipologia e betili. Fra il
2007 e il 2011 è stato realizzato presso il Centro di restauro e
conservazione Li Punti a Sassari il lavoro di ricomposizione e
restauro delle enigmatiche figure dai volti triangolari e i
caratteristici occhi a circoli concentrici. E la ricostruzione
di un ampio settore della necropoli, che custodisce un tipo di
inumazione unico in Sardegna: una strada funeraria con una lunga
sequenza di tombe individuali a pozzetto, coperte da lastre di
arenaria. Gli scheletri, in posizione contratta, sono quasi
esclusivamente di maschi giovani e adulti. Per cui si pensa
fosse un luogo di culto all'eroe, riservato alla sepoltura
dell'élite guerriera, l'aristocrazia del popolo nuragico.
Nel 2014, la ripresa degli scavi a sud delle aree indagate da
Bedini e Tronchetti, ha evidenziato il prosieguo
dell'allineamento delle tombe. E ha portato al ritrovamento più
eclatante: il recupero di parti di due statue di pugilatori,
diverse dai primi, la cui iconografia è caratterizzate da uno
scudo flessibile, che copre la pancia del pugilatore e poi si
piega ad avvolgerne il braccio e la spalla.
Decisiva per lo sviluppo del sito è stata, nel 2021, la
nascita della Fondazione Mont'e Prama, presieduta da Anthony
Muroni, alla quale il ministero di Cultura ha affidato le
sculture e l'ampliamento del Museo civico di Cabras, oltre
all'area archeologica di Tharros, la Torre di San Giovanni e
l'ipogeo di San Salvatore. Gli attuali programmi di indagine
puntano ad ampliare la superficie di scavo per chiarire
l'organizzazione della necropoli, dall'impianto alla formazione
del complesso scultoreo, alla distruzione.
Il 2024, con il cinquantenario, ha segnato l'apertura di
nuovi importanti cantieri nei siti di 'Conca Illoni' e
'Cannedosu', e per una prospezione subacquea dello stagno di
Cabras. Con i lavori di musealizzazione a Mont'e Prama, per il
parco archeologico naturale diffuso, è in programma l'apertura
della nuova ala del Museo Civico nel triennio 2024/26. (ANSA).
I 50 anni dalla scoperta dei Giganti di Mont'e Prama
Dal primo ritrovamento agli attuali programmi di scavi