C'è uno dei capolavori assoluti del Futurismo, La Lampada ad arco, la prima opera futurista di Giacomo Balla, prestata dal Museum of Modern Art di New York. Ci sono automobili, c'è una Fiat Siluro Chribiri che ottenne un record di velocità da 160 km/h. Ci sono gli strumenti scientifici come la macchina dei raggi X. E c'è un idrovolante come quello con cui Marinetti sorvolò il Golfo di La Spezia, "l'aereo più veloce del mondo" raccontato nel suo "Aeropoema". E c'è pure Julius Evola, esposto per la sua attività di pittore, con due suoi lavori datati attorno al 1918: Fucina, studio di rumori e Five o'clock tea. C'è arte e scienza, ci sono quadri, sculture, progetti, disegni, oggetti d'arredo, film, un centinaio fra libri e manifesti, motociclette, tra i 500 oggetti, di cui 350 opere d'arte, esposti nei quattromila metri quadri che occupano le 26 sale dedicate dalla Galleria d'arte moderna di Roma alla mostra Il tempo del Futurismo, inaugurata nel giorno degli ottant'anni dalla scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti, avvenuta il 2 dicembre 1944. E sempre in corrispondenza con l'avvio dell'esposizione riapre le porte al pubblico anche la casa futurista di Giacomo Balla di cui proprio in queste ore, con la firma del contratto di preacquisizione, si sta ultimando il processo di passaggio dagli eredi allo Stato. E sulle mura della casa d'artista riapparirà anche il quadro Espansione Fiore n.17, di recente entrato a far parte della collezione permanente del Maxxi. "Questa volta non si può dire che non ci abbiate visto arrivare..." ironizza il ministro della Cultura Alessandro Giuli in occasione della presentazione della mostra, ampiamente anticipata da mesi di polemiche, sui prestiti, sui tagli di opere e collaboratori, sul ruolo dell'umorista Osho, fino all'ultimo minuto polemico con uno di loro. "Siamo stati preceduti da una sana Rissa in Galleria" scherza infatti il ministro citando proprio un'opera di Umberto Boccioni. Ma il curatore, Gabriele Simongini, chiede di mettere uno stop alle discussioni: questa mostra " è bellissima e spettacolare, se l'avessimo fatta a New York o a Londra ne sarebbe orgoglioso tutto il Paese. Io l'ho costruita senza alcun intento ideologico". Polemiche a parte, l'esposizione si concentra sul nesso tra arte, scienza e tecnologia che ispira la nascita del Movimento che, un po' come ora con l'irrompere dell'intelligenza artificiale, rivoluziona l'approccio dell'artista con l'avveramento della profezia futurista della "macchinizzazione dell’umano e dell’umanizzazione della macchina". In particolare, la mostra racconta come questo intreccio abbia cambiato il corso della storia dell’arte: "il mutamento di paradigma nel fare artistico che alimenta la brama dello sguardo e il desiderio del movimento", commenta la direttrice della Galleria, Renata Cristina Mazzantini. Ma è anche "un viaggio appassionante che va dagli albori alla copiosa eredità che il Futurismo ha lasciato ai suoi posteri" sottolinea Giuli. Si dice soddisfatta del risultato la direttrice della Gnam-C che esulta per questa "mostra, grandiosa e 'fatta in casa'". Un risultato raggiunto grazie alla "messa in rete di tutti i nostri musei: tutti hanno contribuito", nota il direttore generale Musei del Mic, Massimo Osanna che da archeologo si appella al manifesto di Marinetti in cui proclama l'urgenza di "costruire le prospettive del futuro ed incarnare le istanze del presente". O ancora meglio vincere il presente e farsi catalizzatori del futuro.
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