Trentatré ponti da distruggere con la dinamite (tranne il solo Pont Neuf, il più antico). Le macerie di queste strutture, sprofondate nella Senna, avrebbero prodotto una esondazione che avrebbe messo Parigi sotto quattro metri di acqua. È quello che stava per succedere il 25 agosto del 1944, a poche ore dall'ingresso degli alleati nella capitale francese. Un fatto storico raccontato in 'Diplomacy' di Volker Schlondorff che passa domani al Torino Film Festival ed è in sala con Academy Two da oggi.
Un 'thriller' di gran classe "recitato in maniera sublime", così lo ha definito Variety, e comunque sicuramente un film impensabile senza la prova attoriale di Andre Dussolier, nei panni del Console svedese, Raoul Nordling, e di Niels Arestrup in quelli del Generale tedesco Dietrich von Choltitz. Un dibattito serrato tra due uomini anziani che uniscono professionalità e esperienza, che hanno allo stesso tempo rigidità e cuore.
Due esseri umani travolti dalla tragedia della guerra che cercano di mediare, capire. Poco prima dell'alba, il generale Dietrich von Choltitz, governatore militare di Parigi, si prepara ad eseguire gli ordini di Adolph Hitler, distruggere la capitale francese. Non solo i 33 ponti, ma anche i principali monumenti (l'Opera, il Louvre e la cattedrale di Notre Dame) sono tutti stati minati e sono pronti ad esplodere. Un'esplosione che sarebbe costata la vita a circa due milioni di abitanti e la messa a morte di quella città a cui lo stesso Hitler guardava con rispetto e invidia. Quell'ordine però non fu dato e almeno come si vede nel film, tratto dall'opera teatrale Diplomatie di Cyril Gely, a causa del provvidenziale intervento di Raoul Nordling console generale a Parigi.
Quale tecnica retorica usa il console per evitare il disastro? Le usa tutte. Quella di un futuro senza il cuore della cultura francese, quella di un nome, quello del generale tedesco, che si legherà per sempre a una infamia imperdonabile nei secoli a venire e infine quella, ovviamente, della legittimità di un soldato di venire meno ad un ordine aberrante. Di questa vicenda, va detto, aveva già trattato un film del 1967 dal titolo Parigi brucia? di René Clement che racconta i sette drammatici giorni (dal 19 al 25 agosto 1944) in cui Parigi fu liberata dai tedeschi, fino all'arrivo di De Gaulle. Quest'ultimo film era ispirato a un best seller di Dominique Lapierre e Larry Collins, sceneggiato da Gore Vidal e F.F. Coppola.
"I due personaggi è come se si affrontassero in cinque o sei rounds di boxe - dice il registra premio Palma d'oro e Oscar per 'Il tamburo di latta'. Ogni contendente prepara con cura il colpo seguente ma non ci sono knock-out -. Dopo un'introduzione comandante, durante la quale i due personaggi prendono le rispettive misure cercando di capire come l'altro risponderà, i momenti più incalzanti si alternano a ritmi meno intensi. Non è facile ottenere delle interpretazioni così veritiere con due attori che non cercano di sovrastarsi l'un l'altro. Anzi, al contrario, Niels Arestrup e Andre Dussolier hanno usato il loro talento e la loro esperienza per seguire la trama".
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