Cultura

Cinema: cresce attesa per The Revenant, 2016 nel segno dei maestri

Da Stone a Spielberg, anno apre con Tarantino. Per l'Italia Tornatore, Virzì, Pif, Grieco

Redazione Ansa

Cresce l'attesa per REVENANT di INNARITU con un Leonardo diCaprio in odore di oscar. Il regista messicano apre un 2016 all'insegna dei maestri del cinema.

 

Ad aprire le danze, all'inizio di febbraio, sarà QUENTIN TARANTINO con l'attesissimo THE HATEFUL EIGHT, il capolavoro annunciato che certo suona più esotico con il suo titolo originale imposto su tutti i mercati, ma che in italiano si tradurrebbe con un meno altisonante "i detestabili otto". Un'astuta operazione di marketing Usa (simile a quella realizzata con successo dalla Disney per "STAR WARS 7") fa sì che sul web si succedano anticipazioni, ipotesi più o meno fantasiose su intreccio e personaggi, presunti scandali in merito a furti del copione, ma che alla fin fine si sappia ancora poco della trama di questo claustrofobico western che deve ormai essere - per amore o per forza - un capolavoro.

Su questa linea si incamminano in molti in un 2016 che certo riserverà il normale bagaglio di sorprese, ma che ostenta già un trend davvero originale: il grande mercato dell'immaginario si nutre di cloni senza fantasia (sequel e remake a gogò) ma si rinnova nel segno di autori che impongono la propria immagine alle produzioni e dettano la loro legge al mercato. Per la cultura occidentale, ancora una volta, sarà il cinema americano a dettare la linea.

Ecco allora che tornano di moda collaudati maestri come Oliver Stone (SNOWDEN, sul personaggio più discusso della cronaca recente), polemisti senza remore come Michael Moore (WHERE TO INVADE NEXT?) e divi intellettuali come Jodie Foster (MONEY MONSTER) o Ben Affleck (LIVE BY NIGHT).

Ci sono quelli che ironizzano su se stessi e sulla tradizione della settima arte (AVE CESARE! dei fratelli Coen che aprirà Berlino) e quelli che rilanciano il cinema di denuncia come Tom McCarthy con IL CASO SPOTLIGHT sugli eroi del giornalismo d'inchiesta.

Ci sono i talenti emergenti come Jeff Nichols con il paranormale MIDNIGHT SPECIAL che riecheggia atmosfere degne degli X-Files, o l'indipendente David Robert Mitchell che reinventa l'horror del nuovo secolo con IT FOLLOWS già applaudito a Torino.

Ci sono gli abbonati ai festival come lo scandinavo Nicolas Winding Refn che ritroveremo a Cannes con il thriller al femminile THE NEON DENON e il norvegese Morten Tyldum che cerca conferma a Hollywood con PASSENGERS. E ci sono i maestri sempreverdi come Martin Scorsese (l'orientaleggiante SILENCE), Steven Spielberg (che nel GIGANTE GENTILE insegue il sogno romantico di "E.T."), Tim Burton (che ritorna alla fiaba gotica con PECULIAR CHILDREN), Terrence Malick (che in THE WEIGHTLESS libera l'anima filosofante di Ryan Gosling). Un filo rosso li tiene tutti insieme: la ricerca del successo (grazie a budget stratosferici, divi famosi, storie di genere) senza rinunciare a una cifra stilistica che li rende prototipi e non oggetti seriali. Se guardiamo alle strategie dei prossimi grandi festival (Berlino, Cannes, Venezia) troviamo puntuale conferma: alla Berlinale già aspettano i divi dell'inglese GENIUS di Michael Grandage (Jude Law,Colin Firth, Nicole Kidman); a Cannes dovrebbe esserci la consacrazione di Zhang Yimou con LA GRANDE MURAGLIA, il più fastoso kolossal mai immaginato sull'asse Pechino-Los Angeles con un cast "all stars" guidato da Matt Damon; a Venezia non dovrebbe mancare il ritorno di Ron Howard e del professor Langdon, alias Tom Hanks, portato per mano dalle pagine di Dan Brown dentro una cospirazione dantesca che ha per sfondo la Firenze medicea e quella attuale. Non sarà da meno l'Italia, tornata alla ribalta grazie agli exploit internazionali di Paolo Sorrentino. In prima fila Laura Morante (ASSOLO), Giuseppe Tornatore (l'internazionale LA CORRISPONDENZA), Paolo Virzì (LA PAZZA GIOIA) e un outsider di crescente credibilità come PIF con il suo IN GUERRA PER AMORE che farà rivivere la Sicilia del '45, conquistata dagli alleati e già in odore di collusione mafiosa. Il nostro cinema punterà ancora sulla commedia autarchica (dall'esordio di The Pills con SEMPRE MEGLIO CHE LAVORARE all'enfant prodige Sidney Sibilia che ritorna con il sequel di SMETTO QUANDO VOGLIO), ma cresce nella voglia di internazionalità con l'esplosivo LA MACCHINAZIONE di David Grieco sul delitto Pasolini, il raffinato LES CONFESSIONS di Roberto Andò, l'ironico CHE RESTI TRA NOI di Cristina Comencini e il Leone d'oro Gianfranco Rosi che resta sulla via del documentario con l'ambizioso ritratto di Lampedusa. Se poi si guarda alla Francia, ci si rende conto che tutti i "cavalli di razza" sono già in corsa per un posto al sole a Cannes. C'è Wim Wenders con LES BEAUX JOURS D'ARANJUEZ dalla pièce di Peter Handke e scalda i motori la rivelazione della Croisette 2014, Emmanuelle Bercot con LA FILLE DE BREST. Tornano in auge i fratelli Dardenne con LA FILLE INCONNUE, si rinnovano François Ozon con FRANTZ e Olivier Assayas (PERSONAL SHOPPER), né mancano all'appello Christophe Honoré (LES MALHEURS DE SOPHIE), Mia Hansen-Love (L'AVENIR) e perfino i veterani André Techiné e Benoit Jacquot. Tre titoli infine da tenere d'occhio e che presto arriveranno sui nostri schermi parlando spagnolo: la commedia iberica ANACLETO del miglior erede di Almodovar, uno scatenato Dani De La Torre che ironizza sui super-eroi alla James Bond con una freschezza che piacerà all'esperto come allo spettatore occasionale; il poetico LA MEMORIA DELL'ACQUA del cileno Patricio Guzman che è stato tra le grandi rivelazioni internazionali dell'anno passato; il più giovane Pablo Larrain con l'emozionante ritratto generazionale NERUDA.

Leggi l'articolo completo su ANSA.it