''Io, Daniel Blake è nato dall'indignazione e dalla rabbia nel renderci conto di quanto abbiamo permesso che accadesse nei tagli al sistema del welfare, alle misure di austerity del governo e alla campagna di destra contro i sussidi statali ai bisognosi. Un film che stimoli la consapevolezza dello spettatore e induca a maggiore solidarietà tra i lavoratori''.
La storia di Daniel Blake, 'dismesso' a 59 anni dopo un infarto e quella di Katie madre single con due bambini piccoli entrambi finiti nel gorgo burocratico del sistema sociale inglese tra sussidi statali e reintegro al lavoro in una depauperazione sempre più invivibile, è, come sempre nei film di Loach e del suo fedelissimo autore Paul Laverty, immersa nella realtà. Una delle scene più agghiaccianti del film - Daniel alle prese con il curriculum elettronico per cercare lavoro, lui che è assolutamente digiuno di tecnologia - è stata girata tranne che per due attrici, con ex lavoratori di Job Center ''che se ne erano andati perché non sopportavano più la crudeltà dei trattamenti che venivano loro richiesti''.
Sostiene Loach che ''dobbiamo riappropriarci del termine cittadino. Il problema è che gli stati in Europa cercano di non schierarsi negli interessi delle persone, ma del capitale che è quello di rendere i lavoratori vulnerabili, per cui se ti trovi in condizioni di povertà è colpa tua e se non hai un lavoro è perché non hai scritto un curriculum adeguato. La realtà invece è che i posti di lavoro non ci sono e i pochi lavori sono talmente precari e instabili che non consentono una vita dignitosa e un salario adeguato. Il precariato è una forza di lavoro inestimabile per le grandi imprese, un rubinetto che si può aprire e chiudere al bisogno, ma questo per la working class è un disastro. La mia speranza sono i segni di grande solidarietà che vedo ovunque pur in un tessuto sociale fortemente minato''. Loach, che appoggia Jeremy Corbyn nelle nuove primarie del Labour Party previste tra due settimane, ai tempi del referendum Brexit si era espresso in favore del remain come 'male minore', ''tutti aspettano che ora accada qualcosa, per il momento l'effetto brexit ha significato perdita di valore della sterlina, previsioni di un rallentamento economico, un peggioramento della situazione perché molte imprese lasceranno la Gb con conseguenti nuovi tagli ai salari e aumento del precariato''. Un esito referendario dettato in parte dalla protesta della working class che non si sente rappresentata, sostiene il regista, per il quale ''la sfida più grande per le forze progressiste è recuperare, coinvolgere di nuovo - engagement è il termine usato - questi operai in un progetto politico''. In termini economici più generali Loach ribadisce la necessità di una diversa pianificazione dell'economia, per evitare i guasti della globalizzazione in termini di mercato della manodopera a basso costo e senza tutele, ''ma se non riusciamo a mantenere la pace figuriamoci pianificare l'economia mondiale, intanto potremmo cominciare da quella europea favorendo comunità auto sostenibili e sostenendo l'autorità dell'Onu che gli Stati Uniti per primi dovrebbero riconoscere valida e smettere di sostenere dittatori''.
Ecco Loach e il suo pensiero rimasto ''libero e un po' sovversivo'' proprio come quei primi lavori negli anni '60 per la Bbc (''che ci lasciava stare perché la classe dirigente allora era sicura di sé''): docu drama che parlavano di operai, senza tetto, madri single e poveri cristi, proprio come Daniel Blake.(ANSA).
Loach, il mio film rabbia e indignazione
In sala il 21/10 Io, Daniel Blake Palma d'oro a Cannes 2016