Cultura

Bertolazzi , "Io truccatore emigrante da Oscar"

Exellence Award a Ischia Global, festeggia ingresso nell'Academy

Redazione Ansa

(ANSA) - NAPOLI, 8 LUG -'Il cinema è il mondo ideale, nessuno ti chiede la nazionalità, l'arte ci unisce e non esistono differenze tra gli esseri umani. Il mio Oscar? è stato il riconoscimento alla creatività e all'artigianato italiano'' Alessandro Bertolazzi, più che truccare attori 'dipinge' personaggi contribuendo a creare quei caratteri che rendono indimenticabili le grandi storie (basti pensare Javier Bardem cattivo biondo in Skyfall). Cinquantotto anni, piemontese, il make up artist premio Oscar 2107 miglior trucco e acconciatura per Suicide Squad, festeggia con l'Exellence Award assegnatogli dal XVesimo Ischia Global Film & Music Fest anche il recentissimo ingresso nell' Academy of Motion Picture Arts and Sciences. ''La lettera con l'invito l'ho ricevuta qualche giorno fa. Per l'Italia nuovo membro è anche Monica Bellucci, come una sorella per me dai tempi di Malena, una grande professionista alla quale devo il mio ingresso nel cinema internazionale'' racconta Bertolazzi, all'attivo collaborazioni con registi come Tornatore, Muccino, Iñárritu. Lavoro e casa a Londra, cuore e famiglia a Firenze, la sua dedica 'agli immigrati' è stata giudicata dai media americani una delle dieci frasi da ricordare nell' ultima notte degli Oscar. ''Era il momento e il luogo giusto per dirlo, per ricordare chi lavora in giro per il mondo come me . Ed ho ricevuto tantissimi complimenti per questo. Un piccolo truccatore contro Trump ....'' scherza. In Italia qualcuno ha però ricordato che lei è un emigrante di lusso. ''Certo, non nego di esserlo. Ma posso restare lontano da casa per mesi, il cinema è anche lavoro duro. Appartenere a questo mondo però è bellissimo, anche perché nessuno ti chiede da dove vieni''. Per ricevere il premio del Global fest prodotto da Pascal Vicedomini (dove ha ritrovato anche la presidente dell'Academy, Cheryl Boone Isaac ) è arrivato dal set di Praga di Ophelia dove ha lavorato con la carissima amica Naomi Watts (che trasformò nella mamma ferita dallo tsunami in The Impossible), Clive Owen, Tom Felton e George MacKay (''viso straordinario, il nuovo Brad Pitt''), subito dopo lo attende un impegno con la Disney. ''L'Oscar è stato un riconoscimento all'eccellenza italiana e soprattutto a un percorso di formazione che ho svolto tutto nel nostro paese. Precisamente 30 anni fa dopo esperienze importanti come scenografo teatrale decisi di cambiare, affascinato dal cinema e dagli attori. Ho sempre amato la pittura e in particolare Francis Bacon''. Alla domanda classica su come la statuetta abbia cambiato la sua vita risponde: ''Non sopporto chi dice di mettere l'Oscar in cucina! Io mi sento ancora più in dovere di ringraziare tutti, a cominciare dai registi con i quali ho lavorato, da Avati a Garrone, con il quale ho avuto una bellissima collaborazione per Gomorra. E pensare che non ero convinto di fare Sucide Squad con David Ayer, mio primo film di super eroi! Invece ho lavorato bene, da bravo artigiano italiano. Per questo ricordo sempre l'importanza della squadra: ho collaboratori da dieci anni come Marta alla quale delego l'acquisto dei prodotti dal trucco. Non ci crederete ma è una cosa che odio fare''.(ANSA).

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