Cultura

Albanese, la mia immigrazione 'contromano'

Regista e protagonista della commedia in sala dal 29 marzo

Redazione Ansa

Lo slogan, popolare ultimamente in Italia, "aiutiamoli a casa loro", muta in "riportiamoli, uno per uno, a casa loro" nella testa del metodico, solitario e esasperato commerciante milanese protagonista di Contromano, la commedia agrodolce sull'immigrazione, che segna il ritorno alla regia cinematografica, dopo 16 anni, di Antonio Albanese, anche interprete principale. Nel cast del film, prodotto da Fandango e Rai Cinema, in uscita il 29 marzo in 300 copie con 01 Distribution, anche Aude Legastelois e Alex Fondja.
    "'Contromano' nasce dal desiderio sociale come spettatore di raccontare in maniera diversa un tema così impetuoso, con garbo e leggerezza, che non è una parolaccia, partendo da un'idea paradossale e ironica, un rapimento" spiega Albanese, che aveva già diretto Uomo d'acqua dolce (1997), La fame e la sete (1999) e Il nostro matrimonio è in crisi (2002). "L'ostilità esasperata" verso gli immigrati, molto diffusa nella società di oggi, "anche se a volte può avere delle giustificazioni, mi spaventa, mi addolora e mi indebolisce. Ho paura soprattutto quando sento parlare di muri: quelli non solo dividono ma generano rabbia, vendette, malumori, comportamenti difficili da sradicare, che durano decenni. Per questo abbiamo cercato di raccontare il dialogo, non solo il dolore". Nel film, Mario Cavallaro (Albanese), cinquantenne con la vita scandita da rituali immutabili e solitudine, appassionato di ortocultura, perde il controllo quando davanti al negozio di famiglia di calze e cravatte, si installa un giovane immigrato, Oba (Fondja) che gli ruba i clienti vendendo calzini a pochi euro. L'idea folle in cui si lancia è narcotizzarlo, rapirlo e riportarlo con la sua auto in Africa. Un delirio che prende forma e cambia passo quando ai due si unisce Dalida (Legastelois), che si presenta a Mario come sorella di Oba. Da Milano al Senegal il trio affronta scoperte, bugie, segreti, sensi di colpa e nuovi inizi. "Nella storia, che nasce da un'osservazione quotidiana mia e degli altri sceneggiatori (Andrea Salerno e Stefano Bises con la collaborazione di Makkox) - aggiunge Albanese, che si definisce 'figlio dell'immigrazione' - c'è l'incontro fra due solitudini diverse, quella di Mario, che rappresenta l'Occidente, onesto ma diffidente, e quella di Oba e Dalila che hanno lasciato la loro terra. A unirli è il dialogo, l'esperienza comune". La rabbia di Mario "nasce da una chiusura, un'implosione, accumulata negli anni. Il viaggio, il contatto con culture diverse gli fa aprire le ali, per lui è salvifico". Un racconto tra iperrealismo e favola senza dimenticare quell'ironia, "che nel nostro Paese si sta perdendo, ed è preoccupante perché ci aiuta da sempre a superare le situazioni più difficili".
    Compagna dell'attore e regista Mathieu Kassovitz, Aude Legastelois, attrice e cantante, papà del Benin e mamma francese, si è commossa leggendo la sceneggiatura "per la maniera cosi delicata di trattare un tema tanto serio attraverso l'ironia" spiega. Nell'evoluzione di Dalida "c'è amore senza giudicare, comprensione, tolleranza. Si racconta il poter essere insieme attraverso le differenze. Il film, in cui Antonio mi ha dato il mio primo ruolo da protagonista, è una lezione di vita".
    Albanese, che ha fra i suoi modelli Kaurismaki ("so tutto di lui, anche quanto beve"), ha infuso in Contromano anche un messaggio 'green' sull'importanza di valorizzare il territorio africano, dando così a tante famiglie la possibilità di mantenersi e crearsi reddito: "E' la strada seguita da Slow Food, con il progetto di creare 10 mila orti nei villaggi africani. Solo con quelli si dà a 40 mila persone la possibilità di vivere". (ANSA).
   

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