ROMA - Un gabbiano e un gatto, il bestseller mondiale del cileno Luis Sepulveda e la poesia di Enzo D'Alò: giusto 20 anni fa La Gabbianella e il Gatto al cinema fu uno di quei film spartiacque. Un film d'animazione italiano che in un tipo di industria dominata dalla Disney creò le file fuori ai cinema ed è ancora il maggiore incasso made in Italy. Uscì per le feste di Natale e fu una rivelazione, incassando oltre 20 miliardi delle vecchie lire. C'è da festeggiare un anniversario importante: per questo torna in sala il 21, 22, 23 e 24 marzo (con un'anteprima al Lux di Roma il 17) per quei bambini che non erano nati, ma che certamente, nonostante tecnologia, stile grafico, effetti speciali siano ora ben diversi, potranno innamorarsene.
Il film è di un'attualità sconcertante. Racconta di Kengah, una gabbiana avvelenata da una macchia di petrolio nel mare del nord, che riesce ad affidare in punto di morte il proprio uovo al gatto Zorba (la voce è di Carlo Verdone), strappandogli tre promesse: quelle di non mangiare l'uovo, di averne cura finché non si schiuderà e di insegnare a volare al nascituro. La gabbianella orfana viene battezzata Fortunata e si trova di fronte uno strano compito: quello di imparare a conoscersi e capire di non essere un gatto, prima di imparare a volare. Al fianco degli amici felini, Colonnello, Segretario, Diderot, il giovane Pallino e ovviamente Zorba, Fortunata si troverà a dovere fronteggiare il pericolo rappresentato dai ratti che aspettano l'occasione di prendere il potere e proclamare l'avvento del Grande Topo (voce di Antonio Albanese).
Lo stesso Sepulveda (il suo Storia di una Gabbianella e del Gatto che le insegnò a volare è stato tradotto in 12 lingue) è la voce narrante. "Era un libro per tutti e il film ancora di più - disse giusto 20 anni fa il regista napoletano Enzo D'Alò, presentando il film alla Mostra del cinema di Venezia - Si tratta di una grandissima metafora sul problema della diversità, sempre più centrale nella nostra società". Il budget della produzione di Cecchi Gori fu straordinario: 10 miliardi ma si videro tutti: 200 artisti e tecnici crearono 1.200 scenografie, 220 mila i disegni necessari per animare i 75 minuti del cartoon. La sceneggiatura di D'Alò e Umberto Marino ebbe l'approvazione dello stesso Sepulveda.
Erano gli anni in cui il cinema d'animazione italiano, grazie alla torinese Lanterna Magica, faceva sperare in una riscossa: c'era stata la Freccia Azzurra a dare l'input e poi La Gabbianella e il Gatto, film di successo, grazie anche a investimenti importanti. Ora, dopo anni meno felici per il settore, di nuovo ci sono bagliori di luce, grazie alla scuola napoletana Mad che nel 2013 ha dato vita al piccolo gioiello dell'Arte della Felicità, seguito da Gatta Cenerentola (2017).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it