Inizio magrittiano: una mucca bianca perfettamente al centro dell'enorme cortile di un istituto penitenziario vicino Teheran. Parte così, quasi a spiazzare, LA BALLATA DELLA MUCCA BIANCA film iraniano scritto e diretto da Behtash Sanaeeha e Maryam Moghaddam, pieno di poesia, amore e dramma che guarda a pieno diritto al palmares di questa 71/a edizione. Un film davvero notevole, da Orso, e con una attrice protagonista, la stessa coregista, Maryam Moghaddam (già nel film di Jafar Panahi, CLOSED CURTAIN) che lascia senza parole per bravura (indimenticabile la scena del rossetto). La storia è triste, disperata, ma sempre piena di speranza. La vita di Mina (Moghaddan) precipita quando il marito viene condannato a morte (la prima scena la vede in carcere a dargli l'ultimo saluto) e sprofonda ancora di più quando apprende che suo marito Babak era del tutto innocente per il crimine per il quale è stato giustiziato. Le autorità si scusano per l'errore commesso e offrono anche la prospettiva di una compensazione finanziaria. Mina, che vive insieme a sua figlia Bita, sordomuta dalla nascita ma piena di vitalità, inizia però una battaglia contro il sistema che ha messo a morte il suo amato marito. Ma, come in un favola, bussa alla sua porta uno sconosciuto dallo sguardo triste di nome Reza (Alireza Sanifar) venuto, dice, a ripagare un debito che doveva a Babak. All'inizio Mina, che lavora tra mille difficoltà in una centrale del latte, è giustamente diffidente, ma l'uomo è davvero gentile, bravo anche a creare un rapporto con la figlia che ormai lo chiama zio. L'affetto amical-sentimentale che si crea tra i due dovrà però confrontarsi con il segreto che li lega l'uno all'altro, un segreto pieno di dolore e colpa. "Questa è la storia di molte persone che vivono intorno a noi, e sicuramente di molte nel mondo. I personaggi principali sono in realtà ispirati da persone reali. Nei titoli di coda del film così lo dedichiamo a Mina, la vera Mina, la madre di Maryam, la donna che ci ha ispirato. Naturalmente, abbiamo anche fatto molte ricerche e intervistato molte persone che hanno dovuto affrontare esperienze simili" spiega il regista Sanaeeha. Dice invece la Moghaddam sulla scelta del titolo che si riferisce a un'antica parabola narrata nel Corano: "Nonostante l'aspetto moderno della vita iraniana, le leggi sono ancora basate sulla Sharia islamica. Una mucca nelle cerimonie religiose di solito indica un sacrificio. Nel nostro film, una mucca bianca è la metafora di un innocente condannato a morte. Il 'Cow Surah', un capitolo del Corano, è correlato a 'Qessas', un termine della legge della Sharia che prevede la massima "occhio per occhio". La pena per una Qessas è una qualche forma di restituzione, in cui viene assegnato un valore monetario alla vita umana e persino a parti del corpo". E ancora l'attrice-coregista :"Mina vive in una società piena di violenza contro le donne. Sono soggette a leggi misogine e l'estrema ingiustizia che deve affrontare esiste oggi solo in pochi paesi. Ma il declino dello status sociale di Mina dopo la morte del marito e le sue lotte per crescere sua figlia da sola sono storie universali. La verità è che la maggior parte dei genitori single e la maggioranza dei più poveri del nostro pianeta sono donne. E noi volevamo parlare anche di loro".
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