Chissà se fu il turbinio biondo dei suoi capelli, oppure l'affilata intelligenza che sapeva tradurre in parole in almeno tre lingue, oppure il sapore esotico della sua infanzia africana a sedurre Bernardo Bertolucci quando la incontrò alle metà degli anni '70? Clare Peploe, scomparsa ieri all'improvviso a Roma, merita oggi il riconoscimento della comunità artistica per la sua sicura statura da intellettuale curiosa e sempre in anticipo sui tempi. Nata a Daar-es-Salaam capitale dell' sultanato africano di Zanzibar nel 1942, cresciuta in Inghilterra ma innamorata della vecchia Europa, completa gli studi tra Parigi (La Sorbona) e Perugia (Università per gli stranieri) ricalcando le orme dei viaggiatori colti dell'epoca romantica, una Mary Shelley dei tempi nuovi, che alla poesia e al romanzo preferiva il soggetto e la sceneggiatura. L'incontro con il cinema italiano è esplosivo: nel 1970 la vuole con se Michelangelo Antonioni per il copione di "Zabtiskie Point" che verrà scritto in inglese con la complicità di Sam Shepard. Dopo il rientro in Italia conosce Bernardo Bertolucci che sposerà otto anni più tardi e di cui diverrà non solo la musa e la sceneggiatrice (da "La luna" a "L'assedio"), ma la compagna di scorribande artistiche e culturali e, nel corso degli anni, la vera organizzatrice della vita di coppia tra la casa di Roma e quella di Londra. Carattere solare e ribelle, amica e complice del fratello Mark (sceneggiatore di Antonioni e Bertolucci), Clare amava anche le imprese in solitario. Nel 1987 il marito la incoraggia a esordire nella regia con un copione scritto da Clare e Mark: "Alta stagione" è un immediato successo di stima che sarà confermato otto anni dopo dal suo film più personale, "Miss Magic", fino a "Il trionfo dell'amore" del 2001. Donna volitiva e algida, ma anche capace di esplosioni di passione e ilarità piene di vita, Clare Peploe è rimasta al fianco del marito Bernardo fino agli ultimi giorni nel 2018. Oggi la piangono il fratello e gli amici che in tutto il mondo la avvertivano come parte della grande comunità artistica. (ANSA).
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