Tour de force del cinema: è l’espressione più usata - sia in negativo che in positivo - per questo film che ha riportato il musical all’opulenza e allo sfarzo degli anni d’oro. E’ l’apoteosi digitale del kitsch che mette insieme Giuseppe Verdi e Cristina Aguileira, i Massive Attack e Tolouse Lautrec, scenografie da Disneyland e David Bovie (ma l’artificio è stato da sempre la nobiltà e il talento di film come 7 spose per sette fratelli o Singing in the rain) o la geniale riqualificazione del melodramma in un cinema aumentato fatto di danza e canto ad opera di un regista coreografo australiano, Baz Luhrman, di creatività torrenziale? 20 anni dopo, Nicole Kidman pre-surgery e Ewan Mc Gregor che cantano e si guardano negli occhi, appaiono ancor più toccanti nella storia più antica del mondo: quella di due amanti che il mondo e il destino divide per sempre (e nel frattempo, lo stesso anno sulla Croisette, Mulholland Drive dimostrava che grandissimo cinema si possa fare senza una vera storia: in questo senso, quella edizione di Cannes, fissò l’alfa e l’omega del cinema di oggi).
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