Cultura

Rak, Yaya e Lennie in una libertà selvaggia

A Locarno in prima mondiale del nuovo film animato della Mad

Redazione Ansa

"Abbiamo cercato di alzare la voce con la natura… ma lei l'ha alzata di più". E' fra i richiami che aprono l'avventura/favola distopica animata firmata da Alessandro Rak Yaya e Lennie - The walking liberty, che debutta in prima mondiale al Locarno Film Festival, in Piazza Grande, mentre a farlo arrivare prossimamente nelle sale sarà Nexo Digital. Un nuovo capitolo, dopo L'arte della felicità e Gatta Cenerentola, della factory partenopea Mad (che coproduce con Rai Cinema) di Luciano Stella, anche produttore con Carlo Stella e Maria Carolina Terzi.
Come nei precedenti film Napoli c'è ma stavolta Immersa in un mondo tornato giungla dopo un evento apocalittico.
Protagonisti due giovani spiriti affini, Yaya (con la voce di Fabiola Balestriere) ragazza dal carattere ruvido e dallo spirito indomito, "orgogliosa e coraggiosa anche se con degli aspetti nei quali è irrisolta, come l'essere un po' asociale" spiega Rak, e Lennie (doppiato da Ciro Priello) giovane uomo alto più di 2 metri ma un po' 'lento'. Tra cosri d'acqua, scheletri, una natura lussureggiante, case sugli alberi, astronavi relitto, pericolose tribù e insediamenti umani, Yaya e Lennie sono stati educati a sopravvivere dalla misteriosa Zia Claire (che noi conosciamo come voce narrante, a cui dà corpo Lina Sastri), che gli ha anche insegnato a difendere ad ogni costo la propria libertà. Un compito non facile, in un mondo dove L'Istituzione sta cercando di ricostruire un ordine costituito, 'rieducando tutti i giovani' in un sistema piramidale dove la vita è da catena di montaggio. Com'è avere al debutto un film post apocalittico in un mondo che sta affrontando una pandemia? "La cosa incredibile è che fin dalle prime stesure della sceneggiatura, tre anni fa avevamo personaggi che indossano tute e mascherine o usano strumenti per la disinfezione. Negli ultimi mesi è stato veramente straniante ritrovarsi per strada con persone vestite così, a volte avevamo l'impressione di stare in mezzo a dei cosplayer dei nostri personaggi" aggiunge Rak.
Il linguaggio forte nel film, riflette la storia, ed è organico a uno degli obiettivi della Mad, togliere alle storie animate il marchio di racconti solo per bambini. E' "un film un po' più selvaggio rispetto a questo aspetto, alla cosiddetta buona educazione - sottolinea Rak -. D'altronde già nella voce narrante zia Claire c'è già una ferocia della natura a cui bisogna rispondere con il coraggio dell'azione. Nel film c'è un incontro/scontro di umanità e civiltà. Qualcuno può dire che il linguaggio è volgare ma è semplicemente istintivo, d'altronde io ho visto persone parlare perfettamente, mentre facevano morire gente o nell'indifferenza la facevano soffrire. La parolaccia è segno qui di indignazione e pericolo, sfacciataggine nell'affrontare un argomento e anche atto di guerra". Questo film "parla proprio della relazione sociale partendo da un ground zero, dove l'altra persona è da un lato possibilità e dall'altro minaccia". (

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