BARI - "Il mio prossimo film? Ho già scritto un piccolo soggetto, quello che posso dire per ora è solo che torno a girare in Italia, ma ancora non sono andato neppure nei luoghi. D'altronde è stato un anno difficile, un anno passato su zoom prima per la campagna degli Oscar e poi per portare NOTTURNO in giro per il mondo".
NOTTURNO è stato girato nel corso di tre anni sui confini fra Siria, Iraq, Kurdistan e Libano e racconta della martoriata regione del Medio Oriente: "Non ho voluto mai davvero raccontare la guerra, ma farla sentire come eco, come qualcosa che alla fine non si può davvero rappresentare e le cui conseguenze si riverberano a centinaia di chilometri", dice Rosi, che poi si sofferma sulla situazione politica dell'area: "In Siria si sono già ricreate cellule dell'Isis e anche In Libano, Paese chiave, la situazione è precaria tra corruzione, inflazione e guerra civile. Di queste cose si parla solo quando accade qualcosa di grosso, ma nella stampa non c'è poi continuità come accade per giornali come The Guardian e New York Times. Basti pensare che sulla stampa italiana già non si parla più di Afghanistan". Per quanto riguarda uno dei suoi documentari più belli BELOW SEA LEVEL che nel 2008 raccontava come in una base militare dismessa, a 250 chilometri da Los Angeles e 40 metri sotto il livello del mare, viveva una comunità di senzatetto, di persone ai margini, rivela un retroscena. "In America fu boicottato. Nessuno voleva vedere quelle cose all'epoca Obama infatti fu prima accettato al Sundance ma poi arrivò un secco no. Solo dopo con l'arrivo di Donald Trump, che ha pescato e dato voce a quell'America del silenzio, della non appartenenza, si è potuto accettare un film come NOMADLAND di Chloé Zhao (premio Oscar al miglior film) che in qualche modo io avevo anticipato. Ma nel 2008 il mio BELOW SEA LEVEL era considerato un film politico anche perché forse era raccontato da un non americano, da uno che non si chiamava John".
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