NEW YORK - I lavoratori "invisibili" di Hollywood minacciano di incrociare le braccia: alla quasi unanimità i membri della International Association of Theatrical Stage Employees hanno dato mandato al loro presidente di indire uno sciopero - il primo in 128 anni di storia dell'organizzazione - che chiuderebbe di fatto set cinematografici e televisivi in tutti gli Stati Uniti. La luce verde all'astensione dal lavoro è stata approvata con il 98,7% dei votanti che rappresentavano oltre il 90% degli iscritti, in una prova di forza che irrobustisce la posizione negoziale del sindacato rispetto alla controparte, l'Alliance of Motion Picture and Television Producers, che rappresenta gli studi.
"I nostri membri hanno parlato forte e chiaro", ha detto Matthew Loeb, il presidente della Iatse: "Hanno votato per una migliore qualità della vita e per la sicurezza e la salute di chi lavora nell'industria dello spettacolo: vogliono poter godere di una pausa pranzo, sonno adeguato, e il fine settimana da passare con le famiglie. E per chi è al fondo della scala retributiva, un salario in linea col minimo garantito". Richieste che gli studi hanno subito giudicato troppo onerose, ma adesso Loeb ha la possibilità di mandare i suoi 60 mila iscritti a picchettare gli ingressi alle produzioni provocando ritardi nelle riprese e nell'uscita di nuovi prodotti. La speranza è di riportare il sindacato al tavolo della contrattazione per discutere un'offerta ragionevole della controparte: "La palla - ha detto il presidente - ora è nel loro campo". La minaccia dello sciopero arriva in un momento in cui Hollywood, dopo il lockdown provocato dal Covid, è tornata ad essere attiva come non mai specialmente nel settore delle tv. C'è tanta richiesta che le produzioni hanno difficoltà a trovare operatori, montatori, costumisti, tecnici del suono, truccatori: tutto il personale tecnico, insomma, necessario a mandare avanti la lavorazione di nuovi film e serie televisive. Questa è una delle cause dei lunghi orari di lavoro, ma anche un motivo di forza per i lavoratori del settore. "Non credo che ci sia mai stato un momento migliore", ha detto a "Variety" John Lindley, presidente della International Cinematographers Guild: "Non avevo mai visto prima questo tipo di unità".
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