Dure immagini di torture da parte di russi ad ucraini si erano viste l'anno scorso alla 78/ma edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Sequenze davvero crude in REFLECTION di Valentyn Vasyanovych, ucraino in concorso che evocava lo scontro diplomatico-militare tra Russia ed Ucraina, iniziato nel febbraio del 2014 per il controllo della Crimea e della regione del Donbass.
"Il film si rivolge a un pubblico pensante - disse allora il regista - , un pubblico che non ha paura di sollevare domande dure su traumi pesanti nè di cercare risposte. Non è un film fatto per intrattenere".
Di che parla REFLECTION? Di un medico fatto prigioniero e torturato dai militari russi. Il poveraccio non solo è fatto oggetto di ogni umiliazione e tortura, ma dopo le innumerevoli sevizie diventa testimone di quelle fatte ai suoi commilitoni. E questo in quanto medico e dunque capace di valutare lo stato del torturato. Per quanto riguarda le torture si va dallo strangolamento, alle scariche elettriche fino all'uso di un trapano da conficcare nelle carni. Violenze che hanno, come d'altronde tutto il film, l'aggravante del tempo reale, nulla è risparmiato in questo senso. Nel tornare a casa, il dottore invece cerca una sorta di redenzione aiutando la sua bambina a crescere, ricco questa volta di un'esperienza tragica che lo ha cambiato profondamente.
"Avevo deciso che per questo film avrei scelto attori non professionisti che avessero avuto esperienza in prima persona di operazioni militari e che avessero partecipato alla guerra - ha detto - . È stata così una grande soddisfazione quando, alla premiere in Ucraina, tra i soldati presenti molti hanno confermato l'autenticità delle scene". (ANSA).
Nel film Reflection, torture russe agli ucraini nel 2014
Il film di Vasyanovych in concorso a Venezia 2021