Il cinema "ha il grande potere di unire le persone, perché qualunque sia la cultura da cui nasce un film, ci sono elementi che tutti possono riconoscere, legati ai sentimenti, all'amore, il dolore. E non dimentichiamo che è un'arte popolare, non nata per le élite, ma per tutti". Lo dice Paolo Sorrentino nel panel in streaming organizzato da Deadline, per 'Contenders', la serie di incontri su vari titoli in lizza per gli Oscar, che verranno consegnati il 27 marzo a Los Angeles. Sorrentino, già vincitore nel 2014 della statuetta come miglior film straniero (ora la categoria si chiama 'miglior film internazionale', ndr) con La grande bellezza, è tornato in cinquina quest'anno con E' stata la mano di Dio. Dopo il debutto alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, dove ha vinto il Leone d'argento - Gran Premio della giuria e il premio Mastroianni per il suo giovane protagonista, Filippo Scotti (ospite con il regista del panel), il film ha conquistato pubblico (è uscito nelle sale italiane il 24 novembre ed il 15 dicembre su Netflix) e critica, con candidature, fra gli altri, anche agli European Film Awards, ai Golden Globes e ai Bafta. "Il cinema ha un grande potere e questo è il motivo per il quale chi fa film ha una forte responsabilità legata al modo in cui mettiamo in scena i nostri pensieri e le nostre parole" aggiunge il regista. Per Sorrentino, ripercorrere quegli anni dell'adolescenza così intensi e traumatici, ha voluto dire anche raccontare la sua grande famiglia "piena di felicità e dolore allo stesso tempo. Niente era sul serio. Tutto era oggetto di scherzo. Da un punto di vista era meraviglioso, ma da un altro poteva essere terribile. A quell'età per me la famiglia era tutto; poi c'è stata una fase della mia vita in cui la famiglia non era presente ma ora è tornata al centro della mia vita. E' la cosa più più importante per me, è l'unico luogo in cui mi sento a mio agio con la vita e con il mondo". Anche Scotti interprete dell'alter ego di Sorrentino adolescente, Fabietto "ha riconosciuto nella famiglia del film alcuni elementi della mia anche se non è così numerosa - spiega -. Leggendo la sceneggiatura mi sono innamorato della storia e dei personaggi. Sapevo di avere il peso del film sulle mie spalle, ma si è creato subito un rapporto di grande fiducia con Paolo". Fra i temi dell'incontro anche il modo nel quale Sorrentino si è appassionato al cinema da adolescente: "Non l'ho studiato, guardavo tutto quello che era a disposizione senza un criterio razionale. Per esempio, in quegli anni, c'erano ancora molte retrospettive e ho scoperto in un piccolo cinema della mia città tutti i film di Fassbinder. Sono cresciuto con molti degli splendidi film degli anni '90, con i Coen, Spike Lee, Quentin Tarantino, ma anche Ang Lee, Martin Scorsese che per me è un dio, Jane Campion".
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