Cultura

Amendola, I cassamortari commedia noir tra denaro e social

Pelù, interpreto ciò che odio, una rockstar strafatta e fake

Redazione Ansa

ROMA - Quanti saranno stati gli scongiuri sul set de I Cassamortari? È la domanda che viene naturale a chi guarda questa 'commedia noir' in cui tra i protagonisti c'è un morto, il cantante rock Gabriele Arcangelo (Piero Pelù), che entra ed esce dalla bara sottoponendosi, ogni volta, alla tanatoestetica. Diretto da Claudio Amendola il film, disponibile dal 24 marzo su Prime Video, racconta infatti la storia della famiglia Pasti, che da diverse generazioni possiede un'agenzia di pompe funebri fondata da Giuseppe (Edoardo Leo) al motto: "Quando si muore c'è solo uno che ci guadagna". Non sarà però così alla sua dipartita, quando gli affari dell'azienda passeranno ai figli, ovvero: l'avaro Giovanni (Massimo Ghini), Maria (Lucia Ocone) che ha un'attrazione fatale per tutti i neo-vedovi suoi clienti, Marco (Gian Marco Tognazzi) esperto di tanatoestetica, l'abbellimento delle salme, e infine Matteo (Alessandro Sperduti) il più giovane ed esperto di social. Quando le pompe funebri attraverseranno un momento di crisi economica, sarà proprio grazie alla sua comunicazione che la famiglia Pasti organizzerà il funerale di Gabriele Arcangelo, paradossalmente morto per overdose durante una campagna di sensibilizzazione contro le droghe.

"Tutto è nato sul divano di casa da una conversazione tra me e Francesca Neri - dice Amendola -, che è, tra l'altro, una dei co-sceneggiatori. Mi divertiva molto l'idea di fare un film sui cassamortari che è un lavoro talmente 'allargato' che prima o poi ci riguarda tutti. Era poi anche un mezzo per parlare in maniera dissacrante e cinica di ipocrisia, denaro e social che io, tra l'altro, non frequento". E ancora Amendola, al suo terzo film dopo LA MOSSA DEL PINGUINO e IL PERMESSO 48 ORE FUORI: "Alla fine comunque abbiamo scoperto che è un mestiere come un altro con tutto uno straordinario mondo dietro. Abbiamo girato in pieno periodo Covid. È vero che l'argomento è delicato, ma ci sono state pietre miliari del nostro cinema come LA GRANDE GUERRA e I SOLITI IGNOTI che hanno saputo trattare queste cose con il dovuto rispetto. Certo ora è arrivata anche la guerra che ci ha fatto scoprire che siamo piccoli piccoli e che un folle del nord del mondo ci può lasciare senza gas. Ma anche per questo ha senso fare un film che possa far rilassare il pubblico per due ore".

Per Piero Pelù fare I CASSAMORTARI "è stato un sogno fin da quando andavo a vedere i film di Murnau al cineclub. A differenza del palco, dove sei sostenuto da chitarra e batteria, sul set sei da solo con la tua battuta da dire e ti senti piccolo piccolo. Interpreto una rockstar falsa, strafatta e isterica, tutto ciò che non amo". "Marco - dice Tognazzi parlando del suo personaggio - è forse l'unico che porta rispetto ai morti. Per quanto mi riguarda io non ne ho mai voluto vedere nessuno, neppure mio padre che, dal mio punto di vista, è solo in tournée da trent'anni". Massimo Ghini, infine, sottolinea una cosa non da poco di questo film, prodotto da Paco Cinematografica - Neo Art Producciones con il sostegno della Regione Lazio: "Devo dare atto a Claudio Amendola di aver avuto davvero coraggio nel fare questa commedia dai risvolti tragici su un tema così importante".

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