(ANSA) - BARI, 31 MAR Nel segno di claustrofobia, Hitchcock e cronaca, passa al Bif&st VETRO, thriller psicologico e opera prima di Domenico Croce, in sala con Vision Distribution dal 7 aprile. Scritto da Ciro Zecca e Luca Mastrogiovanni e prodotto da Daniele Basilio e Silvio Maselli per Fidelio, tutto parte in una situazione claustrofobica che non promette niente di buono, ma che peggiora fino a un finale che ovviamente non si può spoilerare. Intanto, che ci fa chiusa in camera sua una ragazzina apparentemente gentile e appassionata di disegno come Lei (così, con questo pronome personale, viene definita in sceneggiatura Carolina Sala)? E perché poi il padre (Tommaso Ragno) non entra mai in quella stanza e gli passa anche il cibo da uno sportellino nella porta, lo stesso che attraversa Sam, l'amato cagnolino di famiglia? Si capisce poi, ma non troppo, che è forse per volontà di questa ragazza che questo accade e anche che Lei forse è malata: spesso prende farmaci come indica il padre. Unico rapporto con l'esterno della ragazza è quello che gli offre la sua finestra dal quel poco che si vede tra gli avvolgibili semi abbassati. Che vede Lei? Un dirimpettaio che forse ha ucciso la sua donna, o almeno così immagina, proprio come ne LA FINESTRA SUL CORTILE di Hitchcock. Nel frattempo la ragazza farà amicizia su una chat con un ragazzo (Marouane Zotti) molto gentile. Sarà lui a smuovere, almeno un po', la sua solitaria vita, ma come sempre accade in un thriller la realtà di Lei si scoprirà solo alla fine. Vetro - dice il regista oggi a Bari - è un racconto sulla capacità di restare aggrappati a se stessi quando gli affetti intorno scarseggiano. Per questo motivo ho deciso che il punto di vista migliore sarebbe stato quello della 'forza interiore' della protagonista: come un personaggio invisibile a volte alleato, altre distratto, che osserva silenziosamente ogni suo movimento e spesso si mette in gioco per lei". E ancora il regista: "Si tratta di un film di genere, tuttavia l'embrione narrativo si prestava anche a innumerevoli soluzioni sperimentali. Dunque, sin da subito è stato chiaro che il film reclamasse un "mondo" all'interno del quale esistere. Il personaggio interpretato da Carolina è la Prima Cittadina di questo mondo e la sua scelta ha contribuito enormemente alla nascita dell'ambiente intorno a lei. La sua energia espressiva, insieme a una sana dose d'imperscrutabilità, mi hanno progressivamente convinto su un uso sovversivo dei colori, nascondendo dietro la loro vividezza misteri e realtà tutt'altro che rilassanti. Ho quindi iniziato - dice Domenico Croce - a raccogliere tutte le suggestioni che mi riportassero a un'idea di trasfigurazione (trasparenze, riflessioni, esistenza del doppio ecc.) e le ho filtrate attraverso le regole del thriller psicologico". Infine, conclude a Bari la protagonista Carolina Sala: "Certo è vero il mio personaggio comunica solo attraverso vetri, quello della finestra e quello del computer. E questo è un tema davvero caldo perché così si perde il contatto umano".
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