Festa grande per Liliana Cavani, ragazza di 90 anni. Nella Sala della Crociera del ministero della Cultura a festeggiarla, davanti ad una gigantesca torta bianca con sopra rose rosse, tanti artisti italiani mentre il ministro Gennaro Sangiuliano e il sottosegretario Vittorio Sgarbi facevano gli auguri alla grande regista italiana che li compirà il 12 gennaio. C'erano, tra gli altri, Marco Bellocchio, Paolo Sorrentino, Paolo Virzì, Pupi Avati, Michele Placido, Giovanna Ralli, Susanna Nicchiarelli, Cristina Comencini e poi ancora Fausto Bertinotti, Luciano Violante, Walter Veltroni, Gianni Letta, il produttore Pietro Valsecchi, la poetessa Barbara Alberti, la direttrice del Centro sperimentale Marta Donzelli, quella della Festa di Roma Paola Malanga oltre al sottosegretario Gianmarco Mazzi.
"Una celebrazione riuscita e divertente - ha commentato al termine Sangiuliano - sembrava un'assemblea studentesca". Anche con annuncio a sorpresa: il direttore del teatro Quirino, l'attore, produttore e regista napoletano Geppy Gleijeses ha dato notizia del ritorno alla regia teatrale della Cavani con una coproduzione con il teatro La Pergola di Firenze per Sei personaggi in cerca di autore, rendendola ancora di più sorpresa e felice per un impegno programmato per il 2024 dopo che avrà finito di lavorare e lanciare il nuovo film, L'ordine del tempo, dal bestseller del fisico Carlo Rovelli, con Claudia Gerini, Alessandro Gassmann, Edoardo Leo protagonisti.
"Un grazie infinito. Pensavo di trovare dieci persone e già erano sufficienti, mi hai sorpreso - ha detto al taglio della torta Liliana Cavani rivolgendosi al deus ex machina di tutta la festa ossia Vittorio Sgarbi - Grazie grazie grazie", ha ripetuto. "Sono grata per questa manifestazione gentile, generossima, benevola, non so neanche se me la sono meritata. Intanto ringrazio, ho sentito tante cose interessanti e belle". Nata al Capri, Hollywood di Pascal Vicedomini "quando ho avuto l'apparizione di questa ragazza", ha detto Sgarbi, l'idea di festeggiare tra i libri della meravigliosa sala del ministero ha visto d'accordo subito Sangiuliano. "Vittorio mi chiama 7-8 volte al giorno per proporre dalle 30 alle 40 idee. Su questa non c'è stato bisogno di convincermi. Per me la Cavani è La Pelle, un film che ho molto amato". Telefonate notturne dal sottosegretario agli artisti "che hanno subito aderito perché la amano, convinto che ci siano tesori nazionali viventi", ha detto Sgarbi raccontando dei due film che lo hanno segnato nell'infanzia, Ultimo tango a Parigi e Il portiere di notte.
L'happening, perché di questo alla fine si è trattato, è servito a riunire grandi maestri, ciascuno con la propria personalità pronta ad emergere. Pupi Avati, "mi sveglio pensando di avere 14 anni poi mi rendo conto di quanti ne ho" ha scherzato il regista "più antico" in sala. "Cavani Bellocchio Bertolucci sono i tre moschettieri che mi hanno ispirato da ragazzo", ha detto. Poi Marco Bellocchio, l'amico di una generazione, quello per cui Cavani ha avuto stasera uno slancio affettuoso: "Noi siamo in prima linea lo siamo sempre stati, siamo la generazione più avanti, con emozione e con amore dico che ci accomuna una coerenza che credo sia pagante, per questo siamo ancora vivi, se non altro cercando di fare il film che volevamo fare". E dopo Paolo Virzì che da affabulatore ha ripercorso la cinematografia della "giovanotta", film per film, "folgorato dai Cannibali, la scoperta al Quattro Mori di Livorno, un film di rabbia istinto rivolta, spiazzante libero scandaloso che, avevo 16 anni, mi fece uscire esaltato". Sorrentino si è intrattenuto con il ministro, che gli ha ricordato una comunanza di strade a Napoli e poi via via si sono alternati i saluti dei presenti come Barbara Alberti che ne ha ricordato gli scandali ("oggi con certe sue scene si finisce in galera"), Bertinotti, Letta, Veltroni. E gli assenti come Edoardo Leo - "non mettere candeline né numeri, non contare niente, tu sei una donna senza età" - e Alice Rohrwacher ("hai fatto crescere il mio sguardo come una vela al vento"), con parole affidate alla presidente del sindacato giornalisti cinematografici Laura Delli Colli. "Fare film è passione, se no perché lo faccio? Altrimenti lavorerei. Mi sono sempre sentita fortunata a fare quello che volevo e questo - ha concluso Cavani, ricordando pure le polemiche e le censure del Portiere di notte - è stato il regalo bellissimo che mi ha dato la vita".