"Gentile Alberto ho 19 anni e sono un suo grandissimo ammiratore, non mi stanco mai di rivedere un suo film, una passione che mi è stata trasmessa dai miei genitori che in suo onore mi hanno chiamato Alberto" (1998). "Carissimo, vengo con la presente a proporle la realizzazione di un meraviglioso ed impegnativo film a livello internazionale, un vero capolavoro.
Crespi la chiama "full immersion emozionante, ce ne sono persino alcune scabrose di donne che si propongono o folli come chi gli chiedeva di appoggiare il progetto di tagliare il monte Testaccio per far arrivare meglio il ponentino". Una immersione nel mondo di Sordi che è proprio come ce lo immaginiamo meticoloso, preciso a catalogare le lettere, a rispondere, a mandare autografi dalla grande villa piena di silenzio. Ne riceveva decine al giorno, tra queste ovviamente anche quelle di persone note. A cominciare da tre presidenti della Repubblica e poi anche di Giulio Andreotti con cui era storicamente in rapporti amichevoli. "Le più commoventi sono forse quelle di Monica Vitti -prosegue - e toccanti sono quelle post mortem arrivate alla villa dopo la scomparsa il 24 febbraio 2003". Eh già sono passati 20 anni dalla sua morte, da quell'interminabile fila al Campidoglio per dare un ultimo saluto all'attore che ha rappresentato gli italiani nei tanti suoi film, una testimonianza di affetto che è poi quella che si legge nelle lettere ritrovate. Per i 20 anni la Fondazione Museo Alberto Sordi organizza con l'Istituto Cine-TV Roberto Rossellini di Roma, un ciclo di proiezioni dal titolo "Sordi e la Storia d'Italia" a cura di Luca Verdone, che a partire dal 20 febbraio si terranno presso il teatro custodito nella Villa Museo e riservato agli studenti di cinema. "Dopo la morte, in una sorta di pellegrinaggio laico tantissimi biglietti di addio sono stati lasciati davanti la villa e anche quelli raccolti dalla Fondazione", aggiunge. "Viene fuori che la maggior parte delle persone lo consideravano uno di famiglia, un parente e oltre ad esprimere complimenti e ammirazione gli raccontavano nascite e matrimoni ma soprattutto confidavano momenti difficili, malattie, depressioni, attribuendo ai film di Sordi proprietà salvifiche o quanto meno di conforto". Come dice Carlo Verdone "Non mi stupisce che le lettere siano piene di affetto, di una identificazione calda e positiva. Nel mio piccolo vale anche per me, la gente ci ringrazia per i momenti di allegria che abbiamo regalato". "Non mi stupisce - dice Veltroni - che dalle lettere emerga un amore più simile a quello per un parente che per un divo del cinema. Sordi era l'Italia e soprattutto era Roma".
Venti anni dopo, vale ancora il Sordi uno di noi
Sordi e i fan, dalle lettere ritrovate un mondo sparito
Le custodiva a migliaia nel suo archivio, ora esce un libro