BARI - "Per anni ho chiesto a mio padre di portarmi a visitare il suo Paese, ma lui non ha mai voluto, soprattutto dopo che ho iniziato a fare l'attrice. Era per proteggermi, aveva paura che potesse succedere qualcosa.
"Credo si debba continuare a sostenere le proteste in atto in Iran soprattutto utilizzando i social, gli hashtag, citando i nomi e le parole chiave più popolari finché i Guardiani della Rivoluzione non verranno finalmente riconosciuti come terroristi". Il tributo che il Bif&st 2023 ha voluto riservare al cinema iraniano era iniziato ieri pomeriggio al Teatro Piccinni con una affollatissima proiezione di IL CERCHIO (2000) di Jafar Panahi. Stamattina poi, sempre al Petruzzelli, la proiezione di LEILA E I SUOI FRATELLI (2022) di Saeed Roustaee, Premio Fipresci all'ultimo Festival di Cannes. Il regista sarebbe dovuto essere a Bari ma non ha avuto il permesso di uscire dal paese. Senza passaporto anche Jafar Panahi che era stato anche lui invitato al Festival per ritirare il Federico Fellini Platinum Award, a lui conferito quest'anno, e che stasera al Petruzzelli gli verrà consegnato 'virtualmente' da Volker Schlöndorff. "La battaglia forte la stanno facendo gli iraniani e non io. In quanto attrice mi sento privilegiata perché, essendo famosa, ogni tanto posso dare il mio contributo. Me se c'è una cosa che mi stupisce, è che questa rivoluzione non abbia un'eco importante all'estero perché è soprattutto una battaglia di genere, una battaglia contro i diritti umani che riguarda tutti. E noi questa battaglia dobbiamo sostenerla". "Nelle case iraniane - ha continuato Maya Sansa - puoi tranquillamente trovare una donna seduta sul divano in pantaloncini a leggere un quotidiano. Èuna società come la nostra, ma con un governo teocratico che non permette certe cose. E poi - conclude l'attrice nel cast del film di Lucini LE MIE RAGAZZE DI CARTA - ci sono tanti giovani in prima linea che vengono da famiglie molto umili e che pagano spesso un prezzo molto più alto rispetto a chi è nato bene".
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