Certo che ci sono i riferimenti al caso Weinstein e al #MeToo nel nuovo film di François Ozon MON CRIME - LA COLPEVOLE SONO IO, in sala dal 25 aprile con BIM. E certo anche che gli abusi sessuali perpetrati nella stanza del produttore sono così moderni da far quasi sparire quegli anni '30 in cui il film è ambientato. Ma poi, se si guarda alle due protagoniste, fuori da contesto ambientale e costumi, ci si accorge che sono del tutto contemporanee, anzi sono già nel futuro. Ovvero Madeleine Verdier (Nadia Tereszkiewicz), aspirante attrice molto carina, ma senza un franco in tasca e con poco futuro professionale, e la sua amica e coinquilina Pauline (Rebecca Marder), avvocata, senza cause, ma all'avanguardia come idee e scaltrezza.
Questo lo scenario: Madeleine ha un innamorato, figlio di un industriale degli pneumatici sull'orlo del fallimento che però preferisce impalmare una donna con cospicua dote. E questo finché Madeleine viene accusata di aver assassinato un importante produttore. Ora, al di là del fatto se la ragazza sia davvero colpevole, Pauline mette in campo un espediente geniale: ammettere il crimine anziché negarlo e cavalcare il tema della più che legittima difesa, visto che il tycoon l'aveva pesantemente importunata durante un colloquio di lavoro. "Il #MeToo è stato utile nel mettere in luce un problema in un ambiente così gerarchizzato come il cinema dove gli abusi non sono mancati e non mancano - dice oggi a Roma Ozon -. Certo, non c'è nessuna rivoluzione senza eccessi, basti pensare a quello che sta succedendo in questi giorni in Francia. Così le mie due protagoniste sono costrette a ricorrere alla violenza, al crimine. Negli anni Trenta queste due donne che alternativa avevano? Non avevano diritto di voto e, per sposarsi, dovevano portare una dote". Verità o bugia poco importa, ma come si vede appunto in MON CRIME, in breve Madeleine diventa un'icona femminista e la sua carriera decolla.
E ancora il regista: "È vero, è come la terza parte di una trilogia sulla condizione femminile dopo OTTO DONNE E UN MISTERO e POTICHE. C'era la voglia di tornare alla commedia dopo il lockdown e dopo aver fatto tanti film drammatici avevo il desiderio di qualcosa di più leggero ed è stato allora che ho scoperto questa piece (del 1934, scritta da Georges Berr e Louis Verneuil, ndr)". Il regista non nasconde poi il debito verso il cinema americano degli anni Trenta e Quaranta: "Ho da sempre una grande passione per la screwball comedy, genere nato negli Stati Uniti per lo più da registi tedeschi in fuga dal nazismo come Ernst Lubitsch e Billy Wilder. Avevo voglia di rievocare quello spirito, quel modo di raccontare". Nel ricco cast di MON CRIME Dany Boon, Fabrice Luchini e André Dussollier e, infine, un'Isabelle Huppert nel ruolo di della diva del muto furbissima: "La cosa divertente è che nella piece il suo ruolo è maschile. Se ci fate caso, ha un modo di esprimersi da vero carrettiere".
Leggi l'articolo completo su ANSA.it