Cultura

Favino: 'Per il mio Comandante non temo letture politiche'

Il regista De Angelis: "Le leggi del mare non vanno infrante"

Redazione Ansa

Paura di letture politiche per Comandante? Il regista Edoardo De Angelis e l'interprete, Pierfrancesco Favino, dicono subito un secco 'no' nella mini-press che segue l'incontro stampa ufficiale del film che aprirà stasera l'ottantesima edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica e sarà in sala dal 1 novembre con 01. Insomma Comandante, ambientato durante la seconda guerra mondiale, storia di Salvatore Todaro, a capo del sommergibile Cappellini della Regia Marina, che nel 1940 salvò i naufraghi di una nave belga, la Kabalo, da lui stessa affondata, per condurli in un porto sicuro, non darebbe adito a letture politiche di destra, nonostante qualche osservatore abbia già notato che Todaro, dopo questa avventura, aderì alla X Mas (la produzione, però, con grande oculatezza, nelle note specifica "una X Mas non ancora diventata la vergogna e il disonore dell'esercito, cosa che avviene dopo l'8 settembre").

 

Fatto sta che questo film sulla solidarietà nasce, a detta dello stesso regista, nel 2018, nel periodo della politica di contenimento dei migranti ad opera dell'allora ministro dell'Interno e attuale titolare delle Infrastrutture e e dei Trasporti, Matteo Salvini che, tra l'altro, è al Lido e potrebbe essere in Sala grande per l'anteprima. "Le reazioni di chi vede trascendono chi ha fatto materialmente il film. Spero solo che chi guarda Comandante convenga che esistono delle leggi eterne immutabili, come le leggi del mare, che non vanno infrante", replica con eleganza il regista a una domanda sul possibile giudizio di Salvini sul film.  Ma chi era davvero Todaro? Spiega Pierfrancesco Favino: "Un magnifico esempio di ciò che cerco anche nel mio mestiere. Era un cattolico praticante, uno spiritista, ma anche un appassionato di filosofia orientale e un militare convinto. Era insomma un uomo pieno di gradazioni, che è quello che cerco e amo in un essere umano. Infine Todaro era uno capace di disubbidire".

 

Per quanto riguarda l'accoglienza, spiega ancora l'attore che nel film parla un metallico dialetto veneto: "Io ne so qualcosa di accoglienza, vengo da una famiglia particolare. Ogni tanto dovevo lasciare la mia stanza perché i miei ospitavano qualcuno che aveva bisogno. A casa mia la porta era sempre aperta ed è una cosa che applico ancora nella mia vita". A un certo punto Favino si emoziona davvero, non riesce neppure a parlare ricordando quanto è successo con la figlia di Todaro, Graziella Marina: "Quando l'ho incontrata mi ha detto che mi era molto grata, perché avevo dato una voce al padre che non aveva conosciuto". 

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