Cultura

Morta Marina Cicogna, la contessa ribelle del cinema

Dal jet set all'Oscar con Petri, icona di stile e indipendenza

Redazione Ansa

 Nella Repubblica di Venezia non c'erano conti e marchesi; c'erano i patrizi veneti e alcuni di loro, spesso nella famiglia Cicogna, diventarono Dogi di Venezia. Oggi che Marina Cicogna, contessa Mozzoni Volpi di Misurata non c'è più, è giusto riconoscerle il titolo della sua città elettiva, perché del cinema internazionale Marina è stata "dogaressa", autorità assoluta e figura assolutamente unica.
Per un curioso scherzo del destino la nipote del fondatore della Mostra di Venezia (Giuseppe Volpi di Misurata) era nata a Roma, in via del Quirinale a Palazzo Volpi, il 29 maggio 1934 e a Roma, nella sua luminosa casa affacciata sui giardini di Villa Medici, se ne è andata oggi. Suo padre, Cesare, era stato brevemente coinvolto nelle vicende del cinema italiano all'indomani della guerra avendo contribuito a finanziare Ladri di Biciclette e durante l'adolescenza, nel capanno di famiglia all'Hotel Excelsior al Lido di Venezia, aveva visto transitare il gotha del cinema americano. Ma quando, quindicenne, conversava con David O'Selznick (il produttore di Via col Vento) Marina non immaginava ancora di avere un futuro da protagonista nell'olimpo della settima arte.

Cresciuta nel jet set cosmopolita, non ha ancora 18 anni quando entra nell'alta società partecipando al 'ballo del secolo' della famiglia Bastegui a Palazzo Labia sul Canal Grande e viene immortalata dall'obiettivo di Cecil Beaton. Dopo la separazione dei genitori, diplomata al liceo classico, si trasferisce a New York, frequenta il Sarah Lawrence College, si diploma in fotografia, entra nella grande famiglia di Hollywood grazie all'amicizia con la figlia di Jack Warner, ma si distingue subito per il carattere forte, l'indipendenza, il tratto aristocratico. Nel frattempo, in Italia, sua madre Annamaria Volpi acquisisce, quasi casualmente, la proprietà della casa cinematografica Euro International e chiama Marina, insieme all'amatissimo fratello minore Bino, alla guida della società. Dapprima indirizza la Euro alla distribuzione di cinema straniero cogliendo - grazie al formidabile press agent Enrico Lucherini - un clamoroso e inaspettato successo con lo svedese Helga nel 1967 e confermandosi poi sagace cercatrice del grande cinema d'autore con titoli come L'uomo del banco dei pegni di Sidney Lumet (premiato all'Oscar) e Belle de jour di Luis Bunuel (Leone d'oro alla Mostra di Venezia). Poi decide di entrare nella produzione, prima donna nella storia del cinema italiano e da subito rispettata come una protagonista.

Si batterà da leonessa per accompagnare al successo autori come Giuseppe Patroni Griffi (Metti, una sera a cena), Pier Paolo Pasolini (Teorema e Medea), Francesco Rosi (Uomini contro), Lina Wertmueller, Enrico Maria Salerno, Sergio Leone e Franco Zeffirelli. Ma il gradino più alto, l'Oscar per il miglior film straniero, lo condivide con Elio Petri nel 1971 per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Le sue scelte sono spesso in controtendenza rispetto ai canoni della distribuzione, ma sempre la portano a conseguire grandi risultati sia artistici che commerciali. Così, dopo la crisi finanziaria della Euro e il tragico suicidio di Bino in Brasile, lascia la società e collabora con Paramount scontrandosi però con lo Studio che non approva i film di Bertolucci (Ultimo tango a Parigi) e Liliana Cavani (Portiere di notte) da lei proposti.

 

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 Nel 1975 decide quindi di troncare ogni rapporto con il cinema, ritorna negli Stati Uniti e stringerà una carismatica collaborazione e una grande amicizia con Calvin Klein.
Icona della moda, ribelle ad ogni convenzione (fa scalpore la sua storia d'amore con Florinda Bolkan incontrata sui set di Metti, una sera a cena e Anonimo Veneziano da lei prodotti), amica di Gianni Agnelli così come del presidente dei produttori americani Jack Valenti, figura carismatica nel mondo dell'arte, fotografa di qualità (ne ricordiamo la bella mostra Scritti e Scatti del 2009), la "donna più potente del cinema europeo", come scrisse Time, ritorna in Italia negli anni '90 incuriosita da una nuova generazione di cineasti. Adotterà la sua compagna di vita, Benedetta, che le è stata a fianco fino all'ultimo istante, e nel 2002 viene chiamata dal ministro dei Beni Culturali, Giuliano Urbani, alla guida dell'agenzia di promozione del cinema italiano all'estero, Italia Cinema (poi Filmitalia). Il suo approdo alla Mostra di Venezia in quell'anno fa scalpore con una grande serata sulla terrazza Cipriani e una partecipazione di star e produttori mai vista prima. Farà della Villa Zavagli al Lido il suo quartier generale e tesserà una tela di sostegni internazionali che andrà di pari passo con la rinascita della Mostra e del nostro cinema.
Nel 2012 su iniziativa del presidente della Repubblica era stata nominata Grand'Ufficiale al merito. Ha avuto numerosi riconoscimenti tra cui il Nastro d'argento nel 2014 e il David di Donatello alla carriera nel 2023 in una cerimonia che ha visto l'intera platea del David alzarsi in piedi per un tributo emozionante. Ci lascia alcune pubblicazioni personalissime come La mia Libia (con le istantanee della sua giovinezza a Tripoli alla fine degli anni '50 nella casa di famiglia) e il diario di vita Ancora Spero pubblicato da Marsilio nel 2023 con Sara D'Ascenzo. Nel 2021 era stata protagonista alla Festa del Cinema di Roma con il documentario La Vita e Tutto il Resto, prodotto da Riccardo Biadene e diretto da Paolo Bettinetti. "La famiglia - diceva - non è mai stata la mia vera casa. Il mio mondo, il mondo degli affetti e delle sfide, è sempre stato il cinema e per questo sono vissuta". Non ha mai amato essere celebrata soltanto come donna, ma la sua eleganza, il suo stile, la sua umanità che univa volontà ferrea e segreta gentilezza, rimangono uniche e ne fanno anche oggi un mito. 

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