Cultura

Pietro Castellitto, 'il mio Enea tra romanticismo e ferocia'

Il film già a Venezia in sala da giovedì in 250 copie con Vision

Redazione Ansa

"Di cosa parla Enea? Attraverso il Vietnam della Roma nord, racconta una storia più simile alla temperatura della vita e meno grottesca del mio primo film I predatori. Mi piaceva l'idea di un film che fosse molto simbolico nei confronti della vita e non fosse poi troppo retorico riguardo la morte che arriva e cancella tutto: i pranzi in famiglia, gli amori infiniti e le amicizie", spiega Pietro Castellitto incontrando la stampa un albergo della capitale. E poi - continua il regista del film che, dopo la Mostra di Venezia, arriva in sala dall'11 gennaio in 250 copie distribuite da Vision - ho cercato di trovare un contenitore dove mettere tutto questo facendo un miscuglio tra romanticismo e ferocia". Di scena in Enea una Roma stanca, viziosa e festaiola, una città in cui appunto galleggia anche la vita di Enea (Pietro Castellitto), ragazzo della Roma bene, legittimamente annoiato come d'altronde il suo amico e sodale Valentino (Giorgio Quarzo), e miscuglio perfetto di ragazzo viziato, ma pieno di principi filosofici, capace di frequentare con estrema disinvoltura il circolo esclusivo, rave borghesi, la sua famiglia problematica e trafficanti di droga. Padre psicologo infantile (Sergio Castellitto), con le sue singolari manie legate agli specchi, e madre depressa (Chiara Noschese) in cerca d'amore che ha una rubrica di libri in tv e odia tutte le giornaliste belle, Enea mette bocca su tutto. Per questo ragazzo bene non ci sono buoni e cattivi, prevale il nichilismo, il giudizio estetico supera quello etico, c'è comunque più Nietzsche che Marx nella sua testa. Lui e Valentino spacciano poi cocaina ai ragazzi proprio come i protagonisti del romanzo Iperborei, a firma sempre di Pietro Castellitto pubblicato con Bompiani e vincitore del premio Viareggio nella sezione Opera prima. Ma Enea è anche capace di relazionarsi con il cameriere filippino, di proteggere il fratello più piccolo, Brenno, come di avere una storia d'amore quasi normale con Eva (Benedetta Porcaroli) e questo fino al finale. "In Enea - sottolinea Sergio Castellitto - c'è una generazione di adulti per bene che ha sempre condotto la propria esistenza con dignità, ma ha perso il sync del desiderio, della felicità. A fronte di questo c'è poi una generazione di adulti 'per male' che però rivendica il diritto alla felicità. Questo - continua - è il segno più commovente di quest'opera che, secondo me, è molto morale pur non facendo la morale. Questa la sua forza". Infine dice Benedetta Porcaroli del suo personaggio: "In Eva c'è qualcosa di mio, è un temperamento che conosco. È una donna che ha un forte aspetto razionale, tanto da diventare una sorta di rifugio per Enea pur essendo consapevole del pericolo che lo circonda, ma è anche un personaggio libero, capace di innamorarsi di qualcuno così diverso da lei anche perché è forse consapevole che alla fine l'amore trascende tutto".

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