Cultura

Dafoe, 'il mio Frankenstein positivo e generoso'

In sala il film Leone d'oro Povere creature! con Emma Stone

Redazione Ansa

Una storia ispirata anche da Frankenstein, "ma con una fondamentale differenza. Il creatore di Frankenstein trova repellente la sua creatura, mentre il mio personaggio la ama, agisce per darle una seconda vita, una nuova chance. Certo, non è un esperimento ortodosso, accettabile o etico, ma lui pensa di avere uno scopo positivo, generoso". Così Willem Dafoe vede Godwin Baxter (chiamato God, cioè 'dio' dagli intimi) lo scienziato sfigurato (erano necessarie ogni giorno sei ore di trucco), delirante quanto appassionato a cui dà corpo in Povere creature! la favola in dark comedy visionaria e sociale, steampunk e futuristica, con cui il regista Yorgos Lanthimos (La Favorita) ha vinto il Leone d'oro all'ultima Mostra del cinema di Venezia.
Il film, tratto dal romanzo Alasdair Gray, nelle sale dal 25 gennaio con Walt Disney Company Italia, è dato fra i principali contendenti agli Oscar (già ha vinto due Golden Globes, dove era in corsa anche Dafoe, ndr), insieme a Oppenheimer e Barbie. Come mattatrice c'è una straordinaria Emma Stone, nei panni di Bella Baxter, la creatura alla quale Godwin ha ridato vita, che compie un sorprendente viaggio di formazione, presa di coscienza di se' e liberazione, fisica, emotiva, culturale e sessuale. Un racconto in cui gli uomini sono spesso persi, riflesso della crisi maschile di oggi? "Sicuramente nel film con grande humour, si raccontano uomini molto oppressivi nei confronti delle donne - spiega l'attore incontrando i giornalisti a Roma, dove Dafoe, che ha anche la cittadinanza italiana, è di casa, con la moglie regista Giada Colagrande - e penso che molti nel vedere Povere Creature si riconoscano. Il film mostra anche come la capacità di resistenza dal punto di vista sessuale delle donne sia molto superiore alla nostra e questa probabilmente è una delle ragioni per cui gli uomini hanno fatto di tutto per tenerle sottomesse così a lungo. D'altra parte siamo nel pieno di un cambio epocale di posizione delle donne rispetto agli uomini. Forse 20 anni fa questo film non sarebbe stato così ben accolto come oggi". Dafoe non sa "come si potrebbero salvare gli uomini... è già abbastanza cercare di salvare me stesso", aggiunge sorridendo. Comunque qui "si racconta un percorso di liberazione personale attraverso una prospettiva femminile, che è sostanziale". Da figlio di medici, interpretare un dottore, "mi ha permesso di entrare subito in sintonia con il personaggio. Sono cresciuto tra strumenti chirurgici, terapie, e la clinica di mio padre. Non ho mai avuto paura della malattia". Lanthimos "crea un mondo molto solido, sta a te entrarci, poi ti guarda e quando ti corregge lo fa stuzzicandoti, con un po' di humour".
Emma Stone "qui fa una performance meravigliosa ed è il centro di tutto il film. Lei ha un rapporto speciale con Yorgos, è diventata un po' la sua musa (Dafoe ha da poco girato con il regista e l'attrice anche il più intimista Kinds of Kindness, ndr). Emma non fa la diva, è flessibile, oltre che di grandissimo talento. E' stato un set molto felice". Con oltre 100 film all'attivo, Dafoe (che ritroveremo anche in Finalmente l'alba di Saverio Costanzo, ndr), ha girato con maestri come Scorsese, Von Trier Lynch, Friedkin, Ferrara, Cronenberg, Spike Lee, Zhang Yimou, Del Toro, ma anche con autori in ascesa come Sean Baker, Dee Rees e Robert Eggers (con cui torna in Nosferatu, nelle sale Usa a fine 2024) ed ha appena ricevuto una stella sulla Hollywood Walk of Fame: "E' stata una bellissima cerimonia con amici e registi con cui ho lavorato, come Pedro Pascal e Patricia Arquette, hanno fatto discorsi meravigliosi... mi sono sentito parte di una comunità". E' stato "divertente e commovente, anche se fa un po' impressione pensare che quella stella sarà ancora lì dopo di me". L'attore resta convinto della centralità dell'esperienza del film in sala rispetto alle piattaforme e non ha ruoli che sogna interpretare: "dipende tutto dal copione, il regista, i luoghi, gli altri attori...". Tuttavia quando gli ricordano un progetto (pare) accantonato, il remake di un cult dell'horror giapponese del 1964, Onibaba (Le assassine) di Kaneto Shindo, spiega: "lì avrei dovuto interpretare l'uomo che ritorna (dalla guerra, ndr). Oggi forse mi piacerebbe più fare la signora anziana protagonista"

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