Cultura

Torna Il cacciatore di Michael Cimino

Il capolavoro da 5 Oscar restaurato in sala dal 22 al 24 gennaio

Redazione Ansa

Se è vero che il diavolo è nei dettagli, nel caso del Cacciatore di Michael Cimino è nel volto indisponente e impassibile del boss vietnamita che conduce la roulette russa e, soprattutto, nei suoi ripetuti schiaffi uniti a sincopate minacce rivolti alle vittime di questo infernale gioco che vede a un certo punto contrapposti Mike (Robert De Niro) e Nick (Christopher Walken). Perché alla fine è questa la sequenza che entra di diritto nell'immaginario dello spettatore di questo film uscito quarantacinque anni fa e che ora torna in sala in versione restaurata in 4k il 22, 23 e 24 gennaio grazie a Lucky Red. Una scena su cui sono stati scritti fiumi di parole per la forza e la violenza delle immagini mostrate, mai viste prima di così crude, e per la valenza politica, voluta o involontaria, da parte del regista. The Deer Hunter (questo il titolo originale) è stato definito così, di volta in volta, un film razzista (contro i vietcong), un inno alla guerra e allo stesso tempo un film contro la guerra. A detta di Cimino c'era solo la grande voglia di raccontare una storia di amicizia della working class americana, ma di fatto quest'opera, uscita nel 1978, a tre anni dalla fine della guerra persa con il Vietnam, risentì del clima di un'America che doveva ancora metabolizzare la sconfitta. Di fatto in questo film, diviso in tre parti, tutto inizia con tre amici russo-americani, Mike, Nick e Steven (John Savage), che lavorano in un'acciaieria di Clayton, Pennsylvania, e nel tempo libero vanno a caccia di cervi. Il matrimonio di Steven diventerà l'occasione per questi ragazzi, chiamati alle armi per la guerra in Vietnam, di dare l'addio a parenti e amici. Se nella prima parte c'è tutta la lentezza della provincia americana, nella seconda c'è l'orrore della guerra e, nel finale il ritorno a casa di persone che non sono più le stesse. Tornando alla guerra, nonostante quanto detto da François Truffaut, ovvero che non esiste davvero nessun film contro la guerra perché qualsiasi suo ritratto finirà inevitabilmente per glorificarla invece di criticarla, Michael Cimino in realtà non la racconta direttamente, ma solo attraverso i suoi tragici effetti. Solo che Il cacciatore aveva un problema non da poco: le pratiche di roulette russa tra i prigionieri dei Vietcong non hanno alcun fondamento storico, così quando nel '79 il film approdò alla Berlinale molte delegazioni dei paesi socialisti, tra cui quella russa e cinese, ritirarono i propri film per protesta perché lo ritenevano fascista e razzista. E ancora sulla scena clou del film, sembra che Cimino avesse affidato il ruolo del perfido boss vietcong a un attore thailandese non professionista (il film è stato girato in Thailandia) scelto per il suo odio per gli americani, e avesse anche raccomandato all'attore di dare schiaffi veri per rendere tutto più realistico. Questo sconosciuto attore non sfigura accanto a tre giganti come De Niro, Walken (per questo ruolo vince l'Oscar come miglior attore non protagonista) e Savage. E se De Niro ha detto che quello di Mike è stato il ruolo più duro della sua carriera, Walken in un'intervista ha ricordato come sia facile recitare quando gli schiaffi li prendi davvero. Inserito al 53/o posto nella classifica dei migliori film statunitensi di tutti i tempi dell'American Film Institute, vincitore di moltissimi riconoscimenti, tra cui cinque premi Oscar (Film, Regia, Suono, Montaggio, Attore non protagonista), Il cacciatore vanta un cast stellare: oltre De Niro, Walken e Savage, ci sono John Cazale (nel suo ultimo ruolo) e Meryl Streep, che proprio con questo film inizia il suo lungo e ricco percorso di candidature all'Oscar.

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