Cultura

Azzollini, la nomination a Garrone? Sappiamo fare grandi film

Confartigianato Cinema, nuovo tax credit? rischia made in Italy

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 23 GEN - La nomination all'Oscar per il miglior film internazionale a Io Capitano di Matteo Garrone "è una grande cosa per tutta Italia, in un momento nel quale spesso, anche sui tavoli ministeriali, ci si lamenta che l'italia non ha un riscontro positivo sull'audiovisivo, una notizia meravigliosa come questa conferma che siamo ancora capaci di realizzare grandi film e che siamo ancora appetibili nei mercati internazionali" lo dice all'ANSA Corrado Azzollini, presidente nazionale di Confartigianato Cinema e Audiovisivo in un'intervista sulle ipotesi che sarebbero al vaglio del ministero della Cultura di riforma del tax credit cinema che più allarmano i piccoli e medio produttori e distributori. Fra queste, poter accedere al credito d'imposta per un film solo se si ha già un contratto con una delle prime 15 aziende di distribuzione in Italia o avendo un'uscita in sala garantita per almeno una settimana e tre proiezioni quotidiane in almeno 100 sale.
    "Così verrebbero totalmente escluse dal tax credit le micro e piccole imprese (che realizzano in media film tra 500 mila e due milioni di euro) perché vengono richiesti obblighi ai quali non potrebbero mai adempiere" spiega. Da dati numerici "che abbiamo potuto visionare qualche giorno fa in un incontro con il dg cinema Borrelli è evidente che ci sono stati costi eccessivi in due ambiti del credito d'imposta: quello concesso a imprese estere e l'altro sui contribuiti dati alle grandi imprese, che già percepiscono gran parte dei fondi non solo legati al tax credit". Invece con la riforma a cui si starebbe lavorando "verrebbero escluse quelle imprese che non hanno determinato gli sprechi e che garantiscono il made in Italy, visto che quasi tutti le maggiori imprese del settore in Italia sono ormai partecipate da multinazionali". Si parla tanto "con questo governo di made in Italy, ma una normativa come questa gli andrebbe contro, perché le piccole imprese hanno sempre garantito i processi creativi e le innovazioni. Così invece sarebbe molto più difficile per molti registi e autori emergenti esordire. Io credo la cultura non possa essere legata solo a un'equazione algebrica". (ANSA).
   

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